Il populismo: l’ideologia della disperazione

La nascita del nuovo governo sancisce la fine degli attuali schieramenti, o poli, così come li abbiamo conosciuti in questa seconda Repubblica. Il centrodestra e il centrosinistra nei fatti sono finiti con la nascita del Governo Monti e l’affermazione alle elezioni successive di un tripolarismo con il successo del M5S. 

Dire che con questo governo nasce la Terza Repubblica è un falso storico, perché questo governo rappresenta l’ultimo atto di una costante involuzione politica e sociale nata nel 1992.
Inoltre un vero cambiamento di Repubblica avviene solo con una modifica strutturale della Costituzione. Per quanto il 4 marzo il centrodestra è stato ad un passo dalla vittoria, è evidente a molti che il livello di conflittualità interno per la leadership (visto la consumata egemonia Berlusconiana) e le diverse vedute, in particolare in politica estera, avrebbero portato, prima o poi, ad una sua implosione.

Con la nascita del nuovo governo finisce anche l’ultima ideologia del Novecento che ha garantito rendite di posizioni elettorali, che è stato lo scontro tutto italiano, tra destra e sinistra.
Con la fine del comunismo era necessario per gli eredi di questa ideologia trovare un’altra casacca in cui credere e far credere per presentarsi agli elettori: ed è il termine sinistra che ingloba al suo interno tutte le migliori aspirazioni dell’umanità. Affermandosi con queste caratteristiche, questo termine per opposizione ne creava un altro che rappresentava tutto il male possibile, cioè la destra.

Questa ambivalenza non solo ha garantito consensi elettorali, ma anche false identità politiche, in particolare per gli ex missini è stato utile per sdoganarsi cercando di non perdere una visione nostalgica del fascismo, che secondo loro avrebbe mantenuto la loro identità nel cambiamento.

Nella realtà in questi anni abbiamo avuto governi di centrodestra che hanno fatto politiche di “sinistra” e governi di sinistra che hanno fatto politiche “destra” e una classe politica consuntasi nell’amplificare per incapacità questa visione dualistica, che ha impoverito non solo economicamente il paese, ma anche culturalmente ponendo le basi per l’affermazione dell’ultima ideologia della disperazione che è il populismo.

Cos’è il populismo se non l’affermazione della cultura manichea, del bianco e del nero, di destra e sinistra, nei fatti è la cultura che nega la complessità sociale, economica e umana.

Che la Lega sia populista non era una novità, ma era, diciamo, neutralizzata dalla presenza di AN, e Forza Italia, l’affermarsi delle 5S in realtà è il fallimento di questo cdx e csx: loro stessi non si sono resi conto del bisogno di cambiamento profondo che emergeva dal Paese.

Il M5S ha raccolto consensi da ambedue gli schieramenti, dando una spallata definitiva alle vecchie appartenenze ideologiche. Paradossalmente da un punto di vista elettorale le 5S sono il nuovo patto del Nazzareno, in versione demagogica.

Si potrà combattere la deriva populista solamente ricreando le condizioni di forte e moderno movimento che unisca tutti i riformisti ma non si trascuri il fattore umano nel creare e selezionare una classe dirigente all’altezza del compito.        

Aggiornato il 25 maggio 2018 alle ore 12:31