Stati Uniti d’Europa, antidoto al populismo

Ci sono molte iniziative politiche in vista delle prossime elezioni europee. Qualcuna per riprendersi dalla batosta elettorale di marzo, qualcuna per sopravvivenza di alcuni personaggi politici e degli interessi che hanno rappresentato. Molte di queste iniziative sembrano più liste civetta che vere scelte politiche. La più imbarazzante è senza dubbio quella che mette insieme Casini, Boldrini e Bonino: disperazione allo stato puro. Lo stesso travaglio si nota in una parte del centrodestra, in particolare quella che fa riferimento a Forza Italia, FdI e a quel che rimane del microcosmo ex democristiano. Atene piange, insomma, ma Sparta certamente non ride. E questo vale per tutto il panorama politico, con l’esclusione di Lega e 5 Stelle. Nonostante le profonde contraddizioni, le due forze di governo vivono una luna di miele che spinge a prevedere un buon risultato alle Europee, anche se mancano sette mesi alle elezioni.

La cosiddetta sinistra pensa di fare un fronte repubblicano con tutti gli anti-fascisti e gli anti-razzisti italiani uniti sotto un’unica bandiera; i centristi di sinistra pensano ad una grande lista contro i sovranisti; i centristi che guardano a destra non sanno che pesci prendere. Alcuni sperano nel miracolo di Berlusconi, altri sperano nella rottura della Lega con le 5 Stelle per un ritorno al passato, altri ancora auspicano di creare per il futuro qualcosa di nuovo, ma per quanto interessante si tratta di idee, al momento, ancora incompiute.

La sensazione è queste forze politiche siano ancorate al passato, senza passione né idea guida. Sono sempre gli stessi personaggi, buoni per ogni stagione, che continuano a presentarsi di fronte agli elettori che, per la verità, non li reputano più credibili. È vero che la politica e le idee camminano sulle gambe di uomini e si realizza con quello che c’è, ma se c’è poco, poco si realizza.

Ma come uscire da questa palude che blocca il Paese? Innanzi tutto servono “padri nobili” capaci di supportare la crescita di una nuova classe dirigente. Una classe dirigente che sappia stimolare il tessuto umano del Paese, che ragioni in termini di squadra e abbia una visione di sistema, che sappia unire le culture democratiche liberali, cristiane socialiste in un unico contenitore e che faccia del metodo riformista la sua prassi politica.

Poi bisogna avere un’idea forte: per esempio quella di creare gli Stati Uniti d’Europa. Un grande progetto che deve ritrovare consenso tra i cittadini italiani, rilanciando una sovranità europea che liquidi la Commissione europea, ridisegnando i rapporti tra gli stati regione e il governo europeo e riportando le banche centrali a una funzione di controllo, senza scimmiottare i lati negativi dell’esperienza. Il futuro è l’Europa, l’Europa dei popoli, l’Europa di Erasmus. Un sogno che può essere realtà.

 

Aggiornato il 19 settembre 2018 alle ore 16:31