Prescrizione, lo scontro scuote il governo giallorosso

A pochi giorni dalla Regionali in Emilia-Romagna e in Calabria, per il governo si materializza lo scontro sulla prescrizione. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede attacca frontalmente il partito renziano, reo di avere votato in Commissione Giustizia alla Camera insieme al centrodestra. “Prendo atto che Italia viva si è isolata dalla maggioranza votando insieme a Forza Italia e alle opposizioni”. Sono queste le parole del ministro grillino pronunciate nel corso di Circo Massimo, in onda su Radio Capital.

“La proposta che voleva abolire la prescrizione non è passata, abbiamo bloccato Fi e il centrodestra”. A parte Italia viva, ha concluso il Guardasigilli, “vedo una maggioranza che ha deciso di andare avanti, con un Pd molto compatto”. La scorsa settimana, ha ricordato Bonafede, c’è stato un vertice sulla giustizia nel corso del quale “sono state raccolte le diverse sensibilità” fino ad arrivare alla proposta di mediazione che prevede, sostanzialmente, di distinguere tra condannati e assolti in primo grado: in caso di condanna si interrompe la prescrizione, se invece l’imputato viene assolto scatta una sospensione lunga, che potrebbe essere di due anni.

Sto lavorando proprio per scrivere questa nuova proposta e portarla all’attenzione della maggioranza. Tutte le forze di maggioranza – sottolinea ancora Bonafede – si sono sbloccate a seguito di questa proposta e abbiamo deciso di andare avanti. E ieri Italia viva si è isolata rispetto a questo sblocco”.

La tensione nasce dalla bocciatura della proposta di legge di Enrico Costa (Forza Italia) che stravolgerebbe la riforma Bonafede per lo stop alla prescrizione dopo il primo grado. Italia viva, in nome del garantismo, vota con il centrodestra, come annunciato da tempo. M5s, Pd e Leu la spuntano 23 a 22, grazie al voto inusuale della presidente della Commissione, la cinque stelle Francesca Businarolo. Si scatena subito la polemica tra gli ex compagni di partito.

Per la renziana Lucia Annibali, “il Pd ha deciso di recedere su principi come quelli del diritto e del giusto processo per andare a rimorchio del M5s anche sulla giustizia”. Renzi rincara la dose. “Siamo rimasti fedeli alla legge Orlando, non è possibile che ci sia un processo senza fine. L’ex premier parla della durata del governo e avverte, “questo lo vediamo dopo la verifica”. E in tivù Renzi attacca ancora il partito che ha guidato per anni. “Il nuovo Pd si sta spostando su una linea di maggiore contiguità con i grillini. Una grande alleanza da D’Alema a Toninelli? Mi sento male solo a pensarci”.

A quel punto, dai dem arrivano bordate ad indirizzo dell’ex segretario. Per Michele Bordo, vicecapogruppo Pd alla Camera, “se Italia viva, dopo aver votato con Matteo Salvini e il resto delle destre e dopo aver rotto l’alleanza di centrosinistra in Puglia, vuole continuare ad aiutare le opposizioni, mettendo a rischio la tenuta del governo, lo dica chiaramente”.

Aggiornato il 16 gennaio 2020 alle ore 13:01