Votare per riformare la giustizia

Il reato di corruzione si perfeziona non solo con lo scambio di denaro ma anche con lo scambio di favori, senza utilità economica. Si può ipotizzare che i giudici politicizzati di scambiassero favori tra loro. Favori che si concentravano su posti pubblici pagati da tutti noi, dagli  italiani. Inoltre la nomina di giudici nei posti - spesso apicali - della cosa pubblica giudiziale - deve per legge avvenire sulla base del merito. Al contrario, i giudici politicizzati hanno deciso le nomine sulla base della appartenenza a correnti della magistratura. Dunque non un criterio di merito. Nelle chat venute alla luce nelle scorse settimane, emerge chiaramente l’impossibilità per un giudice non appartenente a correnti la nomina da alcuna parte.

C’è è poi il reato di abuso di ufficio ascrivibile non solo ai diretti interessati, ma a tutto intero il sistema di “giustizia” colluso omertosamente silente. Cosa aspetta Mattarella a sfiduciare i componenti politicizzati del Csm e a dare in tal modo  mandato al Parlamento di rifondare in toto la giustizia italiana (con l’estinzione per cancellazione del Csm)? Gli italiani, in assenza dell’iniziativa - dovuta - di Mattarella, hanno un unico modo per provare ad uscirne ed è quello di votare. Pprima o poi qualcuno riformerà la giustizia, e solo con questa riforma drastica e totale il Paese potrá cominciare a  stabilizzarsi nella legge e a poter crescere economicamente. Senza riforma della giustizia in Italia, non si va da nessuna parte. Si continua all’ingiù, come oggi. Economicamente, politicamente e socialmente.

Aggiornato il 17 giugno 2020 alle ore 17:00