Opinioni a confronto: l’opinione

“Una frase che nei dibattiti televisivi esce spesso dalla bocca di un politico della Sinistra, in risposta all’opinione contraria di un “collega” della Destra (per dare a bere agli spettatori che è democratico, tollerante, comprensivo e non disprezza le opinioni degli avversari quando sono diverse dalle sue) è la seguente: “Opinione legittima, per carità”. Oggi, da qualche anno a questa parte, vogliono fare gli “educati”, una volta insultavano e addirittura aggredivano gli avversari con frasi di questo genere “Ma voi che cosa siete?”, “Io con voi non ci parlo”, “Siete impresentabili”, “rozzi”, “incivili” e via di questo passo: un passo molto lungo se si pensa a quello che facevano i comunisti nel primo dopoguerra. Dopo tanti anni, solo di recente si sono fatti (loro) un po’ più ‘presentabili’, ma dentro sono rimasti gli stessi, e ogni tanto qualche “sparata” gli esplode ancora dalla bocca”.

“Non ho capito dove vuoi arrivare”.

Quella frase, sempre secondo la mia opinione, innanzitutto suona piuttosto ipocrita (e poi quel “per carità” te lo raccomando), in secondo luogo un’opinione non è legittima se è una menzogna, o una balla. Lo scrisse anche Vittorio Sgarbi, e io ripetei quel brano del suo articolo sul mio Conciliatore nuovo”.

“E allora?”.

Allora. Che cos’è l’opinione?”.

“Tu con le parole ci vai a nozze: una settantina d’anni fa, quando collaboravi ai programmi culturali della Rai, ti sei inventato le interviste immaginarie alle parole e hai messo alla sbarra quelle straniere”.

Con le parole io ci andavo a nozze fin da bambino. Ancora non frequentavo le elementari e se qualcuno mi chiedeva qualcosa che non sapevo, invece di rispondere “Non lo so” dicevo “Sonnolò” ma d’istinto, senza pensarci minimamente”.

“Un anagramma”.

, e lo facevo anche con altre parole, finché un giorno, ormai ero già grandicello, scoprii che il Diavolo era un Dio alla rovescia, perché anagrammandolo veniva fuori “Dio vola”, mentre il Demonio era un Dio dimezzato, perché mi dava “Meno Dio”. Non ti dico ciò che mi accadde quando leggendo il Vangelo di Giovanni scoprii che Dio era la Parola e che tutte le cose sono nate da lì, dalla parola, cioè dall’essenza stessa di Dio, non “dal nulla” come dice la Chiesa”.

“Che cos’è dunque l’opinione? Da dove proviene?”.

Dal latino opinio, la cui radice si trova nel verbo opinari, che indica il modo di pensare o di giudicare qualcosa, cioè il convincimento o la convinzione personale, quando però si tratta di cose o di fatti specifici di cui non si ha la certezza assoluta per poter dire che è una verità sicura, indubitabile e palese. Invece di dire “io sono dell’opinione” si può anche dire “io sono dell’avviso”, o “sono del parere”, che dal latino pareo, significa apparire, sembrare, avere l’apparenza”.

“Ne consegue che finché non sia dimostrata la verità, tutte le opinioni possono essere ugualmente vere o false”.

Anche probabili, sospette, assurde, radicate, inveterate, unanimi, universali, e così via. Sono molti gli aggettivi. Anche in questo la lingua italiana si distingue dalle altre”.

“Un’opinione può diventare un reato, che in questo caso comprende gran parte dei delitti contro lo Stato, come i reati di propaganda e apologia, non solo del fascismo ma sovversiva in senso lato, di vilipendio della Repubblica e delle Istituzioni. L’opinione pubblica, invece, è il modo di pensare della maggioranza, dei cittadini o dei politici”.

Qual è la tua opinione su Mario Draghi?”.

“È ancora presto per poter dare un giudizio sicuro, bisogna vederlo all’opera. Ma ho letto che Matteo Renzi l’ha definito “una assicurazione sulla vita per i nostri figli”. So che vi scrivete, ma non mi hai detto il perché. Molti non lo vedono di buon occhio”.

Io non giudico le persone in base alla loro opinione politica, a quello che dicono e che fanno in quel determinato momento: come dicevano Seneca e Marc’Aurelio giudico l’uomo nel suo insieme, non tralasciandone gli aspetti positivi, e così faccio coi fatti della Storia, non estrapolo quelli che mi fanno comodo per esaltarli o per disprezzarli, perché per me – come diceva Giambattista Vico (che quasi nessuno dei nostri politici di oggi mostra di conoscere) – la storia dell’uomo è la storia di Dio. In Mario Draghi io vedo il nuovo messia che riscatterà l’Italia e gl’Italiani, facendone un popolo unito e concorde, come ha fatto nella costruzione di un’Europa unita, dando un contributo notevole alla sua realizzazione, con un piano dettagliato perché si realizzasse il sogno di un continente unito non solo nel campo monetario, ma anche in quello politico, operando nel solco della tradizione dei padri fondatori dell’Europa moderna. Non c’è alcun dubbio sulle sue competenze professionali, sulla sua capacità, sul suo equilibrio e sulla sua onestà. Ha risolto molti problemi non solo di natura politica. È veramente un uomo-guida, come capo del Governo”.

Antonio Tajani ha assicurato il pieno appoggio di Forza Italia, come l’Italia Viva di Matteo Renzi. Penso al titolo della nostra ultima conversazione, Purché l’Italia viva”.

Certo, se l’attuale “presunta” maggioranza ha i grilli per la testa (i quali con il loro movimento e i loro suoni non le consentono di ragionare come vuole la logica), mettendogli il bastone fra le ruote e generando il caos, saranno gatte da pelare per Mario Draghi. E per questo io sono dell’opinione che l’appoggio esterno di Matteo Renzi al centrodestra sia l’unica soluzione. Ormai non è più questione di Destra e di Sinistra, di maggioranza e opposizione. Ciò che occorre all’Italia è una politica nuova: lo dicevano già Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli all’alba del XX secolo, rimproverando i politici di aver fatto poco o nulla per migliorare l’Italia, di averci dato molte lacrime e molti brividi (ma di ben altra natura), di non aver diminuito le loro guerre interne, anzi di averle accresciute. “Noi”, dicevano in sostanza al Governo, “ti abbiamo dato un mandato, e tu non l’hai rispettato. Noi abbiamo lavorato sodo, e tu solo tre o quattro giorni alla settimana. Noi ti abbiamo dato il nostro contributo, pagando tasse e balzelli, ma tu non ne hai fatto l’uso che dovevi. Noi ti abbiamo chiesto cose concrete, ma tu ci hai dato solo parole. Noi ti abbiamo fornito l’immagine della realtà, ma tu l’hai deformata o ignorata””.

“La prima cosa che Draghi deve fare è quella di portare un contributo al rasserenamento e alla coesione delle forze politiche: una impresa titanica, in cui non è riuscito nessun altro, nemmeno il capo dello Stato”.

Possa il nuovo Governo operare quella palingenesi, politica e sociale, che si augurava il Pascoli in uno dei suoi Discorsi. Questo è ciò che tutte le persone di buon senso si aspettano: la fine di una politica malata di protagonismo, chiacchierona, pettegola e sguaiata, che costituisce un esempio deleterio per tutti, specialmente per i giovani, sotto il profilo educativo. Senza una nuova mentalità, senza una nuova cultura e un nuovo modo di dialogare e di confrontarsi non c’è alcuna possibilità di resurrezione per il nostro Paese. Rinnovarsi o perire. Se la palingenesi ci sarà, la politica dovrà molto, anzi, moltissimo, a Mario Draghi, che passerà alla Storia per aver “tratto l’Italia dal fosso” (come disse Giovanni Giolitti plaudendo al nuovo Governo che salì al potere nel 1922)”.

O Mario Draghi, caro Presidente,

per ora qui ti posso solo dare

il bentornato fra la nostra gente.

 

Tu sei per me, se tanto posso osare,

un novello messia ch’esattamente

a distanza d’un secolo riappare,

con un volto sereno e sorridente,

in un Paese tutto da rifare.

 

Sei un esempio unico, dotato

di competenze, di capacità

creative, pulito, equilibrato.

 

Il Paese con te risorgerà,

e prima che finisca il tuo mandato

tutta l’Europa ti ringrazierà.

Aggiornato il 10 febbraio 2021 alle ore 12:00