“L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato da mio padre e dalla vita il mio mestiere d’imprenditore. Qui ho anche appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo ad un passato politicamente ed economicamente fallimentare” (Silvio Berlusconi).

“Caro Renato, in questi giorni ho pianto per la morte di Silvio Berlusconi e nel vedere il suo funerale alla televisione”.

“Anch’io ho provato una grande emozione. Oltre che un politico eccezionale, Berlusconi è stato come un padre per una grande parte del popolo italiano”.

“Quando morì Wagner, Gabriele d’Annunzio disse: ‘Il mondo è diminuito di valore’. La stessa cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi. Nella nostra storia non c’è stato mai un uomo simile a lui. Fra cadute e risalite è durato più del Ventennio di Mussolini, e ha superato persino Napoleone, Quando per la prima volta salì al Governo, tale fu la fiducia della maggioranza degli Italiani, che fu pubblicato un libro su di lui, distribuito gratis dalla Casa Editrice Mondadori a 21.420.000 persone, un fatto mai accaduto in tutto il mondo. Un’epopea che mai si era vista fin dall’inizio di un Governo”.

“Un’epoca memorabile, come hai scritto nel sottotitolo della tua Berlusconiade”.

“Prima di quel poemetto nel corso dei suoi Governi gli scrissi dei sonetti, il primo dei quali è questo:

 

Onorevole Silvio Berlusconi,

esimio Presidente del Consiglio,

se mi consenti, fra tanti santoni,

un po’ di confidenza anch’io mi piglio.

 

Non dare retta a tutti quei coglioni

della Sinistra; getta lo scompiglio

nelle sue file, tra fulmini e tuoni

segui impettito, senza batter ciglio,

 

il tuo cammino: bada che domani

la nazione non sia del tutto invasa

da gente ostile, fa’ dei quotidiani

 

debiti nostri una tabula rasa,

e che nelle tue ville gl’Italiani

possano avere una seconda casa.

 

Il poemetto ho cominciato a scriverlo parecchi anni fa dopo la prima caduta del suo Governo, fra il 1996 e il 1997, ma erano poche pagine, che sono rimaste, insieme a tanti altri scritti non completati, nel mio ‘antro acherontico’, un ripostiglio di fronte al mio studio pieno di manoscritti fin da quando avevo dieci anni (‘Poveri versi miei gettati al vento!’, diceva Olindo Guerrini). Ne ho seguito comunque le vicende prendendo appunti su un apposito quaderno che giornalmente durante il pranzo e la cena, di fronte al televisore, tenevo accanto al piatto, trascrivendo certe notizie del telegiornale o di altri programmi”.

“Crispi più volte in Parlamento disse: ‘In Italia è impossibile formare un qualsiasi Governo per le risse dei partiti che stanno sempre a litigare fra loro, in barba alla coscienza dell’unità che dovrebbero avere’”.

“Ma già nel Trecento Dante definiva l’Italia una ‘Nave senza nocchiere in gran tempesta’, aggiungendo che fra di loro si facevan guerra gli abitanti di una stessa città (‘quelli che un muro ed una fossa serra’). E per questo invocava uno straniero che venisse a sistemare ‘il bel Paese là dove il sì suona’. Dopo di lui altri fecero lo stesso: Machiavelli nel Principe scriveva: ‘L’Italia aspetta qual possa esser quello che sani le sue ferite e la guarisca di quelle sue piaghe già per lungo tempo infistolite’. E Guicciardini: ‘Tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte, ma dubito, ancora che io vivessi molto, non ne vedere alcuna: uno vivere di repubblica bene ordinata e concorde, liberata l’Italia dai barbari stranieri e dal dominio di questi scellerati preti’”.

“Nel Settecento Vittorio Alfieri, per sottrarsi alle lotte e alle beghe degl’Italiani, girava per il mondo, fuori dal Bel paese, e con lui molti altri italiani. In ogni caso si trasferivano in altre città d’Italia, al Sud, però, nel Meridione”.

“Nell’Ottocento Giosuè Carducci scriveva: ‘Il credito italiano si trascina in una faticosa via crucis, dove troppo frequenti sono le stazioni degli inciampi e delle cadute. E qui la colpa è soprattutto della Sinistra, la quale attrasse a sé quanto poté dell’elemento plebeo, ma poi dimenticò la plebe, anzi, fece peggio: blandì, e in parte guastò, con lodi e promesse pericolose la plebe delle città, per trascinarla nelle lotte politiche: ma del reale malessere degli Italiani di ogni partito non si curò mai, e qui sta la sua colpa. Dov’è a sinistra o fra i democratici chi abbia ricercato e studiato seriamente le condizioni del popolo italiano? Dove sono gli animosi, intelligenti e severi affrontatori della questione sociale in Italia? Oltre e più del paese legale, politico e giudiziario – checché ne paia a certe superbie e a certe dottrine – esiste il Paese reale, che non vuole dimenticati gl’interessi suoi per gl’interessi dei partiti; il Paese reale che non può sopportare di vedere ingannate e turbate le sue aspirazioni da combinazioni ibride e immorali; il Paese reale che ha il diritto di ricordare ai deputati della Sinistra che nel piccolo Montecitorio non si deve dimenticare e disconoscere l’Italia, la quale al di fuori guarda, attende e giudica”.

“Anche buona parte degli Italiani hanno avuto e hanno tuttora le loro colpe. Ai giorni nostri in Italia alle elezioni vota poco più del 50 per cento. Nel giugno del 2013 gl’Italiani che non hanno votato sono stati il 52 per cento e non si capisce perché la Sinistra abbia cantato vittoria e la Destra sia stata considerata sconfitta. La Sinistra avrà pure vinto ma se più della metà degli Italiani non sono andati a votare è evidente che anche lei ha perso molto consenso, anzi, ne ha perso più della Destra perché gli elettori della Sinistra vanno sempre a votare tutti uniti e compatti, e dunque la stragrande maggioranza di coloro che non hanno votato erano più di Destra che di Sinistra. Che valore ha quindi un simile risultato? Può la Sinistra cantare vittoria solo perché, sulla carta, ha raccolto un consenso maggiore fra meno della metà degli Italiani? Il voto ha un valore relativo quando non votano tutti o almeno un numero ragguardevole di elettori”.

“E quando votano la metà come orientarsi? Gli elettori che non hanno partecipato alle votazioni partecipano però della vita del Paese, dunque non possono essere ignorati, vanno comunque messi nel conto. È assurdo poi da tali risultati trarre la conclusione che ha vinto la Sinistra. Andate a stanare gli astensionisti e vedrete qual è fra loro l’ideologia prevalente”.

“Il fatto è che la Sinistra, nei momenti del bisogno, fa quadrato, la Destra no, la Sinistra prende sempre tutte le iniziative, si fa sentire, si fa vedere, mobilita la piazza, organizza convegni, ha uno spazio maggiore in televisione. La Destra sta a guardare, perché non è un movimento di lotta. Però è maggioritaria. La Destra ha sempre accettato il confronto con ogni ideologia, è tollerante, nessun suo esponente ha mai detto a quelli della Sinistra: ‘Ma voi che cosa siete?’ (vedi Prodi), ‘Io con voi non ci parlò (vedi Bindi), ‘Voi siete impresentabili, non avete niente di umano’ (vedi Lucia Annunziata). Quella italiana è una politica fatta di trame, di vendette, di rivalse, oltre che d’insulti e di parole al vento. Quello che manca agli Italiani è un uomo forte e deciso (magari un drago vero, di fatto, non di nome), una guida che sappia entusiasmare, accendere negli animi l’amore, non l’odio, per la patria, per la famiglia, per le cose nobili e alte, che riesca veramente a rappresentare tutti e in cui ciascuno possa identificarsi”.

“E anche un capo dello Stato che non parli agli Italiani seduto su una poltrona nel suo palazzo, ma che, almeno ogni tanto, si affacci al suo balcone o scenda sulla piazza, fra la gente. Destra, Sinistra e Centro, Italia addio! L’ultimo libro di Giampaolo Pansa è intitolato L’Italia non c’è più”.

“Il primo cambiamento che ci vuole è quello del linguaggio, ostile, ottuso, provocatore. Se non si cambia questo abbiamo chiuso. In questa Italia divisa e faziosa da parte della Sinistra non c’è degli avversari alcun rispetto: si parla e sparla, ahimè, con una prosa enfatica, con odio e con dispetto, e questo è sempre stato il suo difetto fondamentale. E’ cieca, rancorosa da quando è nata: ti prende di petto, ti aggredisce se sei di Destra, come fece nel primo dopoguerra, quando insultava ed uccideva i reduci e voleva consegnare il Bel paese alla Russia, e nei cortei, col pugno chiuso in alto, gridava: ‘Farèm come la Russia!’, ‘Come Lenìn faremo!’. E i cittadini che non salutavano i cortei, alzando pure loro il pugno chiuso, li prendevano a randellate. Il manganello dei fascisti e tutto il resto fu la conseguenza dei loro misfatti: una reazione, una difesa alle loro aggressioni, agli incendi delle fabbriche e all’uccisione dei loro proprietari. E dopo il crollo del Regime i furbi capovolsero i fatti della storia, facendo il prima il dopo, mutando il vero in falso. E ancora oggi un deputato della Sinistra, ch’è pure un accademico (Andrea Romano), ha detto che ‘lo scempio di Piazzale Loreto è comprensibile’ (cioè logico e giustificabile). È la Sinistra che semina ed orchestra tutte le accuse (con l’aiuto della magistratura)”.

 

Altro tu non conosci che l’accusa,

non incarni giustizia ed equità,

tu se l’Erinni, l’Idra, la Medusa

rossochiomata, che non ha pietà.

 

Di cattiveria tutta circonfusa,

togli anche al saggio la serenità.

La faccia tua con quella bocca chiusa

solo a vederla i brividi mi dà.

 

Come un’antica e perfida megera

nel paiolo i suoi filtri ardere fa,

vai rimestando da mattina a sera

 

presunti indizi e false verità.

Ma prima o poi, d’inverno o a primavera,

questa squallida storia finirà.

 

“Alle elezioni del 1994 tutti gli elettori di Destra (il ‘Paese reale’) andarono a votare e il risultato favorì l’ascesa di Silvio Berlusconi a capo del Governo. Già si prevedeva che quella del Cavaliere sarebbe stata un’impresa ciclopica. Una trovata, così scrisse qualcuno, che portava l’epopea del Cavaliere in tutte le case degli Italiani e che avrebbe dovuto fruttare subito in termini elettorali. Ma contemporaneamente dalla parte degli avversari già alcuni gettavano una valanga di fango e di merda contro Berlusconi”.

“Sergio Romano nel suo libro intitolato Finis Italiae scrisse che alla fine del secondo conflitto mondiale gl’Italiani vissero di menzogne, perché gli si volle far credere di avere vinto la guerra. Così il ‘non abbiamo perso la guerra’ divenne l’ideologia fondante della Repubblica democratica’. Giampaolo Pansa ne La grande bugia, scrisse che ‘la guerra partigiana, fatta come rivalsa alla sconfitta del 1922, è stata solo la prima fase di un progetto che prevedeva l’avvento sanguinoso della ‘rivoluzione proletaria’ sotto l’ombrello dell’Armata Rossa. Il leggendario consenso di popolo alla Resistenza non c’è stato: è una fola nata dal noto libro di Luigi Longo Un popolo alla macchia. Anche qui ‘carte false’. Carlo Emilio Gadda, uno dei tanti intellettuali voltagabbana, ha attribuito a Mussolini, dopo la sua morte, un cinquantina di epiteti allucinanti, fra i quali questi: ‘Il Kuce, il Grinta, il Batrace, il Giuda imbombettato, il Capocamorra, l’Appiccata Carogna, il Culone in cavallo, il Merda, il Sozzo, il Somaro Principe, il Primo Maresciallo del Cacchio, il Mascelluto, il Gaglioffo ipocalcico, il Gran Cacchio, il Fava, il Maccherone ingrognato, lo Scacarcione, il Priapo, il Predappiofesso, il Nullapensante”. Eccetera. Che cosa avrebbe scritto di Silvio Berlusconi?

Le svolte della Storia sono tante, ma questa volta è stata veramente quella più clamorosa ed importante del Cavaliere Silvio Berlusconi, e con lui anche quella del Paese, il “Paese reale”, più degli altri suoi successi avvenuti nel passato.

 

Fratelli d’Italia,

l’Italia s’è desta,

con Giorgia Meloni

solleva la testa,

 

e con Berlusconi,

insieme a Salvini,

persino i bambini

le fanno la festa.

 

Stavolta la svolta

non ha quella merda

che videro i foschi

nemici di Silvio,

 

né quelli di Destra

son più “impresentabili”,

o “tutti inumani”,

né sono una “cosa

 

con cui non si deve

nemmeno parlare”.

I Prodi, le Bindi,

le stolte Annunziate

son acque passate,

l’Italia stavolta

risorge davvero.

Per Giorgia Meloni

 

pensiero ed azione

son tutta una cosa.

Salita al Governo

con Silvio e Matteo

 

farà dell’Italia,

caduta nel fosso,

la prima nazione

del mondo europeo.

 

Ma pure stavolta,

formato il Governo,

le prime schermaglie

dell’orda Sinistra

 

son già cominciate

con queste parole:

“C’è un’opposizione

la più rigorosa

 

del nostro Pidì,

e noi non faremo

regali alla Destra.

Vedremo, agiremo

e giudicheremo

 

sui fatti o i misfatti

dell’infida Destra”.

Peggiore fra tutti

il solito Letta:

 

“Il loro messaggio

conferma non poche

preoccupazioni.

Mi chiedo qual sia

 

la ratio perversa

di questo Governo.

Comunque non dura,

non dura in eterno”.

Aggiornato il 15 giugno 2023 alle ore 10:14