Calenda a Letta: “Stai sereno” (ancora?)

Cosa frulli per la testa di Carlo Calenda e di Enrico Letta lo sanno solo loro. Forse nulla: sono entrambi la replica della famosa battuta di Fortebraccio: “Si aprì la porta e non entrò nessuno: era Cariglia” (elaborazione per altro di un’altra famosa freddura, mai ufficialmente rivendicata, di Winston Churchill: “Un taxi vuoto si è fermato davanti al n. 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee”).

Nulla e nullismo che sia, i due se le cantano e se le suonano. Calenda soffre perché, dice, il Partito Democratico non sa fare opposizione, e s’offre a chi già si è insediato a Palazzo Chigi; Letta, non pago dei suoi problemi di segretario sconfitto di un partito che sbanda, accusa Calenda di essere un “traditore”.

La cosa divertente (si fa per dire) e che dovrebbe inquietare Letta è che Calenda respinge l’insinuazione di voler diventare una stampella di Giorgia Meloni: “Una spudorata bugia. Enrico stai sereno. Non entro in maggioranza”.

Ancora questo perfido invito alla “serenità”. Però si deve aggiungere che Calenda non è Matteo Renzi, che sornione in un angolo sorride, guarda e fa.

Aggiornato il 03 dicembre 2022 alle ore 12:02