Pd, scontro con Renzi sul Jobs Act

Nasce una nuova polemica a sinistra. A innescarla è l’ex segretario Matteo Renzi. Da Milano, con la protervia che gli è propria, l’attuale leader di Italia viva entra “a gamba tesa” nel dibattito precongressuale del Partito democratico. L’esercizio sarcastico è abbastanza scoperto. Il senatore di Rignano sull’Arno parafrasa l’ormai celebre canzone di Shakira contro il suo ex Gerard Piqué. Lì il paragone era tra Rolex e Casio, qui si ricorre al gioiello automobilistico nostrano. “Avevano una Ferrari, me e Calenda – afferma – e l’hanno scambiata con una Twingo, Speranza. Nel Pd avevano me e Calenda che parlavamo di lavoro con industria 4.0 e Jobs Act, ora hanno gente che dice che bisogna recuperare Lenin e Speranza che dice che bisogna abbattere il neoliberismo”. Ad alzare gli scudi del Pd è Gianni Cuperlo, che non risparmia l’ironia: “Ferrari in leasing dalla destra. La Twingo la stiamo pagando a rate ma è nostra”. E Arturo Scotto non perde l’occasione di attaccare il Jobs Act: “per Renzi era una Ferrari, per i lavoratori no”. Stefano Bonaccini ed Elly Schlein evitano di salire a bordo e trovano altri terreni di disputa. Il retroscena serio dei colpi di spirito di Renzi è l’assemblea di Articolo uno, che sabato ha avuto come bersaglio principale proprio l’ex premier. Lì, Pier Luigi Bersani ha invitato a scegliere un candidato alla segreteria dem il più possibile lontano dalle “scorie del renzismo”. Scorie, che per molti, significano Jobs Act. Scotto ha persino lanciato l’appello a ripristinare l’articolo 18, mentre Roberto Speranza ha gioito per la vittoria ottenuta nel nuovo Manifesto dei valori, dove il “libero mercato” ha lasciato spazio allo “Stato regolatore”.

“L’asse si è spostato”, ha certificato il segretario di Articolo uno, che ha così suscitato l’irritazione di Renzi. Nella corsa alla segreteria, il deputato triestino, che non disdegna l’utilitaria, guadagna terreno. Nelle ultime ore arrivano il sostegno di Bruno Tabacci e quello di una nutrita schiera di intellettuali con un documento a favore della sua mozione. Cuperlo dichiara di non essere votato alla sconfitta e di partecipare alla sfida per salvare “una casa che brucia”. Chi, invece, è già certo di essere promosso dal voto nei circoli e si prepara alla sfida nei gazebo è Stefano Bonaccini. Alle primarie? “Ci faremo bastare chi viene”, risponde secco durante un evento nella capitale. A suonare la carica, per lui, sono Paola Picierno e Dario Nardella: “Bonaccini ha raccolto oltre il 50 per cento dei consensi con oltre 13 punti di vantaggio”. Il comitato Schlein, dopo aver diffuso nei giorni scorsi dati relativi ad alcune singole sezioni, dove la candidata risulta vincente, oggi presenta dati nazionali che fotografano un distacco ridotto. Il portavoce della mozione Schlein Marco Furfaro scrive: “Siamo al 40,8 per cento a 6,5 per cento da Bonaccini, forse qualcuno pensava di aver già vinto, i dati dimostrano che c’è una voglia di cambiamento inarrestabile”. E sui circoli campani, interviene il coordinatore napoletano Nicola Corrado: “spettacolo indecente” quello del tesseramento “gonfiato”, accusa. Sandro Ruotolo chiede l’annullamento dei congressi nei circoli a Salerno. La mozione in Toscana celebra il passaggio della candidata e guarda avanti: “ogni spazio visitato è stato riempito completamente da centinaia di persone, la partita è aperta”. Elly Schlein rilancia: “Siamo in grado di vincere questo congresso”.

Aggiornato il 06 febbraio 2023 alle ore 11:39