Liberi dai fascisti!

La giornata della Liberazione appena passata è stata né più né meno di ciò che ci si aspettava. Polemiche sterili dei partiti, qualche “sgrammaticatura istituzionale” e il classico gioco delle parti. La sinistra che cerca di prendersi i voti dei più ferventi comunisti, e i partiti di destra al governo che vogliono la botte piena e la moglie ubriaca: mantenere il ruolo istituzionale e la credibilità, ma cercando di non perdere i voti di coloro che Benito Mussolini lo ricordano (non avendolo conosciuto) con grande affetto. Con tutta probabilità la prima cosa che i membri dei partiti hanno fatto nei giorni seguenti è stato controllare quanti decimi hanno perso o guadagnato nei sondaggi elettorali. Di questo il politico e il sistema media si nutre e non possiamo fare altro che accettarlo. Meno sopportabile è però un’altra questione, che se non presa come un gioco e semplice spettacolo offerto, è di una maestria senza eguali e di una pesantezza da latte alle ginocchia. Tutto, per gli antifascisti del terzo millennio, è fascismo. Ogni cosa che non rientri nel cerchio sempre più stretto del pensiero corretto può, per gli antifascisti, essere sinonimo di fascismo. Un politico che dice che “bisogna fermare gli sbarchi nel nuovo pensiero”, diventa fascista. Il giornalista che fa una battuta colorata sul fisico di un uomo o una donna che sia diventa fascista. Colui che afferma che un bambino ha bisogno di una madre e di un padre diventa fascista. Persino Ezio Greggio, per qualche giorno, è diventato fascista.

Fascista, nel recinto sempre più stretto è ogni cosa. Di fatto, e in base alla cultura del momento, il recinto si sposta o si restringe. Una politica economica che non tutela le fasce più deboli per gli antifascisti è fascismo. Il crocifisso in classe addirittura potrebbe essere fuori dal recinto. Il giornalista Daniele Capezzone non poteva entrare pochi mesi fa in università perché gli antifascisti volevano cacciarlo. Fascisti, probabilmente, per gli antifascisti, sono tutti quei giornalisti che non afferiscono all’area della sinistra. Viviamo drammaticamente in un presente che sembra non conoscere passato, anche se nel passato sembriamo imprigionati. Con il fascismo che un secolo dopo è sempre un argomento di tendenza e battaglia politica. Del passato non conosciamo niente, e nemmeno del fascismo, se non una parte esigua della popolazione. Ci piace però discuterne, e dividerci come sempre. Alcuni, giovani e meno giovani, sembrano pretendere dal passato le stesse dinamiche del presente. E un esempio calzante è quel fenomeno della cancel culture. In questo presente confuso gridiamo “allarme fascisti” a ogni possibile indizio, e in questo rifiuto del passato e in questa passione per il progresso e la novità, qualsiasi cosa voglia dire, ciò che è vecchio è da buttare e ogni cosa nuova è da portare avanti.

Siamo gli antifascisti: sì alla legalizzazione delle droghe, abbasso i fascisti proibizionisti! Sì alle adozioni gay, abbasso i fascisti omofobi! Sì alla prostituzione virtuale, abbasso i fascisti bigotti! Immaginiamo per un attimo un uomo che oggi si risvegli dopo vent’anni di coma. Scopre che ciò che era giusto prima è sbagliato adesso. Scopre che Beppe Grillo ha cambiato la politica del nostro Paese. Scopre che gli antifascisti pretendono che il Papa rincorra le idee dei movimenti gay. Scopre, soprattutto, che il segretario del principale partito della sinistra va dall’armocromista, e soprattutto non si vergogna a dirlo. Vale tutto se la storia anche recente non esiste e punti di riferimento non abbiamo. Liberi dai fascisti! Questo è l’importante.

Aggiornato il 02 maggio 2023 alle ore 09:31