Chi è Bandecchi?

L’ultima tornata elettorale, riguardante le Amministrative, è stata archiviata mediante due macroscopiche evidenze. In primo luogo, la schiacciante vittoria del centrodestra capace, peraltro, di trionfare nelle (ormai ex) roccaforti di sinistra e, parimenti, l’ennesimo colpo a vuoto delle forze progressiste incapaci – più o meno lungo tutto lo Stivale – di mettere sul tavolo un’alternativa credibile alla proposta conservatrice e liberale.

Tuttavia, queste ultime elezioni – a voler essere un poco capziosi – in realtà hanno fornito un altro dato politico che, al momento, pare essere sottaciuto dalla maggior parte degli analisti. Il motivo, in realtà, è presto detto, ovverosia che il fenomeno in questione è emerso solamente in una delle tante città andate recentemente al voto. Sto parlando di Terni, dove a vincere il ballottaggio è stato Stefano Bandecchi a discapito del candidato ufficiale del centrodestra. Esatto, Stefano Bandecchi. Chi è costui? Imprenditore, proprietario dell’Università telematica Niccolò Cusano, nonché patron della Ternana, la squadra di calcio locale.

Ma non è tanto questo – o almeno solo questo – a essere importante per chi scrive. Il fatto è che Bandecchi potrebbe rendere Terni una sorta di laboratorio politico poiché, e qui è doveroso scriverlo con tutte le cautele del caso, il suo progetto si configura come una evoluzione, o forse sarebbe opportuno definirla semplicemente una metamorfosi, del populismo tout-court. Un populismo con dei tratti in comune rispetto a quelli di movimenti già esistenti ma con l’aggiunta di elementi nuovi. Stefano Bandecchi è tecnicamente un populista nella misura in cui tende a individuare soluzioni assai facili per risolvere problemi estremamente complessi, oppure quando soffre impazienza nei confronti delle procedure democratiche, derubricandole alla stregua di un’ottusa burocrazia. Inoltre, ha imperniato la sua campagna elettorale in una sorta di duello tra il popolo – alias la cittadinanza – del quale si sente parte integrante e una élite, prosaicamente parlando una classe politica, ignara del proprio ruolo e soprattutto incapace di risolvere problemi divenuti ormai strutturali.

Stefano Bandecchi, per tutto quanto detto, può considerarsi un grillino ad honorem. Ciononostante, il nostro ha impresso una variazione sul tema degna di nota. E cioè, a differenza di un Beppe Grillo, lui non si è mai definito un “antipolitico”, dato che ha tacciato proprio i suoi avversari di applicare prassi dannose, se non tossiche, nei confronti della cosa pubblica. Il suo movimento non è nato da una piazza fonte di insulti corali, tutt’al più nel suo curriculum può vantare discussioni particolarmente animate con i tifosi rossoverdi e arricchite, vieppiù, da espulsioni di saliva a lunga gittata.

Ma non è questo. Il fatto è che, al di là delle liste civiche in suo appoggio, Bandecchi si è sempre definito un liberale, un moderato, un uomo di centro, un sincero ammiratore di Silvio Berlusconi con il quale ha istituito l’Università della Libertà. E a suggellare quanto dichiarato in suo aiuto accorre anche il partito del quale è segretario nazionale: Alternativa Popolare. Creatura partitica un tempo di Angelino Alfano che, tra le altre cose, fa parte della famiglia europea dei popolari. La stessa, giustappunto, di Forza Italia.

Vi è poi un terzo elemento a implementare l’entropia di questa narrazione (per ora) di provincia. Dalle prima scelte effettuate per la giunta comunale ha promosso al ruolo di assessori due donne dal vissuto recente di chiara impronta ideologica di sinistra. E quindi, ricapitolando, chi è Bandecchi? Un populista che ama definirsi moderato sebbene si circondi di figure radicali? Un uomo, quindi, che vive una continua tensione tra un personalissimo sincretismo ideologico e una visione ossimorica della propria esistenza politica? Certo, rimane strano che nonostante sia titolare di una realtà accademica i suoi collaboratori non gli abbiano spiegato a menadito gli obblighi imposti dal Tuel (Testo unico degli Enti locali) per quanto concerne le varie incompatibilità istituzionali. Onde per cui ora il nostro è costretto a cedere la Ternana e a rivedere alcuni progetti sui quali si era impegnato come imprenditore.

Oddio, impegnato. Già, perché un altro aspetto, che non è stato mai pienamente compreso in tutte le sue sfaccettature, è quello legato alla sua volontà e alla sua capacità di programmare investimenti importanti. Non c’è stato un progetto – dalla realizzazione del centro sportivo Ternanello al rifacimento dello stadio, fino alla costruzione della clinica privata – per cui Bandecchi non abbia modificato il proprio volere nel corso del tempo. Prima si fa e poi, poco dopo, si lascia andare. Un situazionista, ecco. Eppure, e anche in virtù di una realtà benefica da lui stesso creata, è accaduto che, parafrasando Alessandro Manzoni, il buon senso ci sarà anche stato; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.

Ora, a soli pochi giorni dal suo insediamento, Bandecchi non solo ha dichiarato che sarà spesso fuori dalla conca ternana ma che la sua ambizione lo spingerà a conquistare l’Umbria prima e il Governo centrale poi. E quindi torniamo alla domanda sopra riportata: chi è Bandecchi? Insomma, è assai concreta la probabilità che Terni diventi il preambolo di qualcosa che (probabilmente) accadrà su scala decisamente più grande rispetto a quanto non stia già avvenendo in una cittadina della profonda provincia italiana.

Aggiornato il 08 giugno 2023 alle ore 09:48