Fermare l’immigrazione irregolare

Fermare l’immigrazione irregolare costa. Non farlo costa ancora di più. E siamo di nuovo al “Mexican standoff” tra Ong e Governo. All’origine del problema dei flussi migratori irregolari e per la sua soluzione è sempre e solo una questione di soldi. Ormai la situazione è chiara:

1) I salvataggi in mare non si possono eludere per gli obblighi e le pressioni internazionali;

2) L’esame delle domande di asilo dura anni e il suo diniego determina l’espulsione spesso più formale che fisica;

3) Sbarcano a decine ma vengono rimpatriati, uno alla volta, con doppia scorta di accompagnamento;

4) I Paesi d’imbarco (spesso di solo transito) non accettano, quasi mai, riammissioni collettive o via mare o oltre un certo numero mensile;

5) La proposta di istituire corridoi legali d’immigrazione non esimerebbe dall’onere di salvare in mare tutti gli altri che scelgano di continuare ad affidarsi ai trafficanti, perché non in possesso dei requisiti d’ingresso;

6) L’unico modo per diminuire la pressione dell’immigrazione irregolare è scoraggiare le partenze e aumentare i rimpatri;

7) Questo significa mettere in competizione i diversi interessi in gioco;

8) Ossia quello dei migranti che pagano per la tratta, quello dei trafficanti (e degli altri professionisti dell’accoglienza) che vi lucrano e quello dei governi dei Paesi di partenza che, invece, non hanno, oggi, alcuna convenienza a riprendersi in carico gli espulsi;

9) Oggi gli incentivi ai rimpatri volontari vengono offerti, individualmente e con scarsa adesione, ai migranti. Invece, andrebbero dati ai governi dei Paesi di partenza: ipotizziamo che, per ogni migrante rimpatriato, l’Italia versi, nelle casse del paese straniero, 5mila euro. Mezzo miliardo, per espellerne 100mila, sarebbe comunque una frazione del costo del loro mantenimento, nel nostro Paese, per mesi o anni a venire;

10) Si otterrebbe un triplice risultato: i Paesi stranieri sarebbero più propensi a riaccettare, in maggior volume, gli irregolari; i migranti sarebbero scoraggiati dalla prospettiva di essere velocemente rimpatriati, perdendo i denari spesi per la tratta; il marketing dei trafficanti verrebbe, conseguentemente, compromesso.

Aggiornato il 01 settembre 2023 alle ore 13:55