La lezione del voto sardo

Premessa: quello della Sardegna non è un voto che ha il peso di un macigno a livello nazionale. Però, non c’è dubbio che nella coalizione di Governo qualche riflessione andrà fatta. Anzi, già qualche commento in tal senso arriva. Vedi Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, che a Radio Anch’io sottolinea: “Il centrodestra farebbe male a sottovalutare le prove elettorali o a pensare che, siccome abbiamo vinto, non ci sia mai una verifica”. Vince Alessandra Todde, deputata pentastellata e ariete di un campo largo allestito per caso che, per il rotto della cuffia, conquista la Regione. Perde il candidato del centrodestra, Paolo Truzzu, il quale si assume la responsabilità della sconfitta e aggiunge: “Non sono state elezioni influenzate da fattori nazionali”. Poi certo, si può tirare in ballo anche il voto disgiunto e il possibile ricorso visto il margine risicato registrato tra i due competitor (“con uno scarto così ridotto, si può anche pensare di fare ricorso, so che solo a Cagliari ci sono state mille schede nulle, ma ora non è all’ordine del giorno”, dice Truzzu). Ma tra le righe di questa tornata elettorale sarda c’è altro.

Al di là dei rimpalli tra gli alleati, per il centrodestra, indubbiamente, si può parlare di autogol, occasione persa, scivolone. Paolo Truzzu, senza girare troppo intorno alla questione, è il classico esempio del personaggio sbagliato, nel posto sbagliato. Ex sindaco uscente di Cagliari, proprio nel capoluogo di regione perde quasi venti percentuali (mentre si impone nelle roccaforti del centrodestra, ossia Olbia, Alghero, Oristano. Todde, invece, fa la voce grossa nei centri più consistenti per numero di abitanti, ovvero Sassari e Quartu Sant’Elena, oltre a stravincere a Nuoro, la sua città). Ma, soprattutto, Truzzu è la pedina indicata – con forza – da Giorgia Meloni, la quale decide di scaricare il governatore Christian Solinas, sulla cui giunta di commenti positivi ce ne sono pochi. Ecco, questo passaggio è il punto di analisi per le forze dell’Esecutivo. In particolar modo, sulla gestione delle scelte. O, come dicono quelli bravi, sulla condivisione. Come evidenzia Paolo Barelli di Fi: “Il candidato è stato scelto pochi minuti prima della chiusura delle liste e questo ha pesato molto. Non è solo un dato politico, è la realtà”. E lo stesso esponente forzista aggiunge: “La lezione per il centrodestra è quella di non prendere mai sottogamba le competizioni, nella politica come nello sport. Nessuno è invincibile. E le polemiche ci fanno perdere voti”.

Già, una lezione. Niente di insuperabile. Un inciampo, un piccolo alert che allarga le distanze con il fronte della Lega, anche se vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa, osserva: “Prendiamo atto delle scelte degli elettori sardi, e lo facciamo partendo dalle considerazioni legate alle preferenze espresse dai cittadini nelle urne delle grandi città dell’Isola, che forniscono una indicazione palese”. Il ministro per i Rapporti con Parlamento Luca Ciriani intervistato nel corso di Ping pong su Radio 1, getta acqua sul fuoco: “Questa sconfitta lascia l'amaro in bocca ma bisogna ripartire di slancio perché il centrodestra è comunque forte, il governo Meloni è forte e solido, e quindi c’è solo necessità di guardare avanti e non perdere entusiasmo”. Tutto vero. Ma con un pizzico di lucidità, come evidenzia Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Le valutazioni devono essere serene e distaccate da appartenenze, specie quando si parla di Amministrative”. Gli avversari del centrosinistra, anche se spesso parlano di massimi sistemi, però esistono. E non basta il campare di rendita per sconfiggerli. A buon intenditor…

Aggiornato il 27 febbraio 2024 alle ore 16:01