La rivolta delle toghe: no ai test psicoattitudinali

Il tema sulla valutazione psicoattitudinale dei magistrati, già avviato prima della fine dell’anno passato, torna alla ribalta. La Commissione Giustizia del Senato ha, infatti, approvato un parere con il quale si invita il Governo a considerare l’introduzione del test psicoattitudinali per i candidati che aspirano a ricoprire i ruoli della magistratura.

Nel parere, all’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio dei ministri di due decreti attuativi previsti dalla Riforma Cartabia, trova spazio, inoltre, la previsione di un fascicolo del magistrato tenuto dal Csm, contenente tutti i provvedimenti riconducibili al singolo magistrato e non più il solo campione come invece previsto dalla versione attuale del decreto; così come la modifica delle regole sui magistrati fuori ruolo (da 200 a 180) con la possibilità di assumere incarichi istituzionali solo dopo il raggiungimento di dieci anni lavorativi. Un parere che non è stato accolto con favore dalla classe del terzo potere. Ferme sono infatti le dichiarazioni della vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati, Alessandra Maddalena che non comprende “in cosa consisterebbe esattamente questo meccanismo di verifica psicoattitudinale dei candidati in ingresso in magistratura, che peraltro, risolvendosi in una specie di screening di massa , avrebbe il solo effetto di rallentare l’iter di riempimento delle piante organiche”.

Ed evidenziando che: “La legge Cartabia non contiene una delega per l’introduzione di una simile previsione”. Un punto sul quale si teme, dunque, un eccesso di delega. Tuttavia, alle critiche sulla proposta la capogruppo della Lega in Commissione Giustizia del Senato Erika Stefani replica con altrettanta fermezza: “I test psicoattitudinali sono previsti in moltissimi concorsi pubblici” ed “è giusto che quando si ricoprono ruoli così delicati e di responsabilità si valuti l’attitudine del candidato ad affrontare determinate situazioni di stress”.

Lo stesso presidente dell’Unione Camere penali, Francesco Petrelli, si mostra non contrario “in linea di principio all’introduzione di test psicoattitudinali da somministrare ai candidati al concorso per accedere alla magistratura come avviene per altri concorsi pubblici” sebbene vi siano altri aspetti su cui intervenire, quali la modifica del concorso, inadeguato a individuare i più meritevoli.

La bozza di parere, con la sola differenza di un aumento da 3 a 5 dei tentativi possibili per l’accesso in magistratura, è ora all’esame della Camera, dove però rispetto al tema dei magistrati fuori ruolo, è stato chiesto uno slittamento del voto nell’attesa di ulteriori chiarimenti del Governo. Il parere, ricordiamo non vincolante, rappresenta dunque una potenziale miccia che riaccende un clima conflittuale con la magistratura, sebbene la rivisitazione delle modalità di reclutamento delle nuove leve necessiti di essere valutata e interpretata in un’ottica di maggior efficienza e non chiave demagogica.

Aggiornato il 05 marzo 2024 alle ore 10:42