Migranti: Ong e Chiesa, noi sul campo, accuse ingiuste

Lavorare nei settori dell’accoglienza e dell’integrazione ai migranti vuol dire offrire tempo, anche denaro, mettere a disposizione competenze, spendersi per la cura degli altri. Se qualcuno ha approfittato di questo deve essere allontanato ma generalizzare non serve. È questa in sintesi la reazione delle organizzazioni sul campo, dalle ong alla Chiesa, dalle associazioni agli enti Onu, rispetto alle dure parole pronunciate dal premier Giuseppe Conte: “Metteremo fine al business dell’immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il mantello di una finta solidarietà”. “Siamo pronti a continuare un lavoro costruttivo.

È fondamentale che l’Italia continui a essere un Paese aperto all’asilo e sempre più pronto all’integrazione” ma “chiediamo al governo di evitare la drammatizzazione della comunicazione su questo tema, non serve strumentalizzare o mettere gli uni contro gli altri. Per noi è fondamentale che la priorità del governo sia salvare vite umane”, sottolinea Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr. Tra coloro che si spendono tutti i giorni per aiutare i migranti c’è Caritas: “Non esiste una finta solidarietà, perché la solidarietà o c’è o non c’è”, dice Oliviero Forti, responsabile immigrazione. “Sentire parlare di business - commenta - mi sembra una cattiveria. Certo c’è chi purtroppo fa anche del business, ma questo è legato alla situazione emergenziale che causa affidamenti a soggetti che non vengono controllati. Ma per questi, che noi siamo i primi a segnalare, non possiamo pagare tutti”.

La Comunità di Sant’Egidio fa presente che il sostegno ai migranti arriva per lo più dal volontariato ed è gratuito: “Ci sono tanti gruppi, tante parrocchie, famiglie italiane che mettono a disposizione la loro casa, il loro tempo, tutto a titolo gratuito”, sottolinea Daniela Pompei, responsabile dei servizi per gli immigrati che aggiunge: “Se ci sono abusi devono essere eliminati, ma non si può generalizzare”. Sant’Egidio condivide l’esperienza dei corridoi umanitari con le Chiese evangeliche: “Il problema - spiega Paolo Naso della Fcei - è che in passato il governo ha derogato sulle regole di trasparenza perché, sull’onda dell’emergenza, ha avviato rapporti con persone non preparate all’accoglienza. Quindi, se c’è più trasparenza siamo tutti d’accordo”.

L’Unicef assicura: “Siamo e saremo a fianco dell’esecutivo se non fomenterà odio e metterà in campo misure che proteggano in particolar modo i bambini, l’anello più debole della catena. I bambini migranti, lo ribadisco, non si toccano”, sottolinea Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. Trasparenza ma rispetto per chi è sul campo. A chiederla è il capo missione dell’Open Arms Riccardo Gatti: “Se da una parte è vero che sono saltati fuori diversi scandali su falsi progetti di accoglienza, dall’altra noi continuiamo a lavorare come abbiamo sempre fatto perché non abbiamo nulla da nascondere. Tutte le misure che possono essere messe in atto per migliorare il sistema di accoglienza vanno bene”. “Purtroppo - commenta Marco De Ponte, segretario generale di Actionaid - ci sono ancora molti slogan su questo tema”.

Infine il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma: “Il premier è persona di dotta cultura giuridica, sa qual è e cosa prevede il diritto del mare: una persona che rischia di annegare deve essere salvata. Io non vedo soggetti dediti alla falsa solidarietà: se c’è qualcuno che attorno a questa questione ha cercato di fare del business, è giusto perseguire. Ma gettare ombre di tipo generale ritengo sia sbagliato: bisogna stare attenti ai messaggi culturali. Italia è un paese solidale e deve continuare ad esserlo”.

Aggiornato il 05 giugno 2018 alle ore 20:53