Violenze in corsia: il parere di Paolo Crepet

Gli atti di violenza contro i medici e gli operatori sanitari sono all’ordine del giorno. La situazione ormai ingestibile, poiché vede circa tre aggressioni al giorno, ha fatto sentire la necessità di un intervento legislativo, per cui nei primi giorni dello scorso agosto è stato presentato un disegno di legge a tutela degli operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni. Recentemente, il ministero della Salute ha istituito un Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari. Gravi fenomeni come quelli dell’aggressione a colpi di spranga subiti da una dottoressa al pronto soccorso di un ospedale di Catania o da un’altra dottoressa che è stata violentata durante la guardia medica a Trecastagni (Ct) hanno fatto comprendere che sono necessari alcuni interventi per la sicurezza sul lavoro, che qualcosa non funziona nel sistema e che bisogna incrociare i dati con il ministero della Giustizia per inasprire le pene nei confronti di chi commette questi reati. Chiediamo un parere al professor Paolo Crepet, psichiatra, scrittore e sociologo.

Professore, ritiene che sia venuta meno la fiducia nei medici da parte degli utenti, i cittadini, oppure che serpeggi qualcosa di più grave nella nostra società, una violenza che vuole sfociare in qualche modo e dove può trova sfogo?

Non credo sia venuta meno la fiducia, credo che faccia parte di un fenomeno culturale più complicato anche più inquietante cioè, c’è una violenza in giro che si respira nell’aria una voglia di risolvere dei problemi personali attraverso la fisicità, violenza verbale in moltissimi casi e in tanti altri fisica. Quindi non credo sia una cosa specifica. Non credo che lo stupratore vada a stuprare il medico condotto perché è medico, ma perché è una donna indifesa e se faceva la sarta succedeva la stessa cosa. Poi il rapporto con la medicina o il rapporto con i medici è un altro capitolo, ma non lo avvicinerei a quello della violenza sessuale, degli stupri, perché sono due cose parallele ma che non hanno per me troppi punti in comune. C’è troppa violenza in giro nei confronti delle donne e non è un caso che si aggrediscono di più le donne.

Ma si è trattato spesso prevalentemente di aggressori con disturbi mentali, come nel caso della dottoressa aggredita di notte durante la guardia medica a Trecastagni (Ct).

Sì, ma il disturbo mentale non è intermittente, per cui il lunedì sei pazzo e il martedì sei sano. Se uno è pazzo, cosa abbiamo fatto noi per aiutarlo per non fare del male a sé e agli altri? E se non abbiamo fatto niente è chiaro che questo signore prima o poi agisce contro il medico perché l’ha trovata sola, di notte, questo alimenta in più certe fantasie. Io non credo si tratti di conclamati disturbi psichiatrici. Se no dovremmo allargare a disturbo psichiatrico per tutti quelli che fanno violenza sulle donne. Tempo fa hanno strangolato una donna e poi lui si è impiccato. Lui allora era matto? O era un uomo violento, medioevale, che aveva sposato la “cultura del possesso”. Non mettiamo sempre in mezzo la psichiatria perché non c’entra niente, parola troppo abusata. C’entra la cultura italiana, molto italiana. Perché è quella che fino all’altro giorno sopportava che ci fosse il delitto riparatore, il delitto passionale. Siamo intrisi di questa cultura, e lo dico da maschio, che è maschilista. Diverse settimane fa la Corte di Cassazione ha deliberato che una donna se beve volontariamente e poi viene stuprata, agli stupratori non vanno dati aggravanti. Sono rimasto basito. Quindi se lei va in un bar e beve, poi non si lamenti se viene stuprata. Non ho parole! Però non stiamo parlando dell’ultimo buzzurro della terra, ma della Corte di Cassazione che ragiona così e noi dobbiamo avere a che fare con una cultura che poi pensa allo stesso modo.

Ma adesso i magistrati donne sono la maggioranza, in futuro qualcosa potrebbe cambiare.

Sono la maggioranza, ma forse non ancora al livello della Corte costituzionale dove sono ancora in prevalenza uomini. Ma quando avverrà spero che la situazione migliori, perché la cultura con cui ci confrontiamo non può essere questa.

Sul territorio mancano le cure e i servizi per le persone che necessitano di essere seguite con una certa costanza però.

È un discorso serio e complicato, che gli amministratori si sveglino per sistemare i servizi, non possiamo con un occhio salvaguardare l’economia di questo paese e non fare i servizi sanitari e con l’altro fingere di non vedere, è un paese schizofrenico. C’è stato un appello: “Le carceri sono strapiene, non condannate più nessuno” ma stiamo scherzando? Adesso mettiamo fuori i violentatori perché non c’è più spazio. Ma che Paese è? Compriamo 7 cacciabombardieri di meno e costruiamo 7 carceri di più, cosa ci vuole a capirlo? La donna medico che stava sola di notte a fare la guardia a Trecastagni era lì per una questione di risparmio. Ci vuole tanto a capire che ci metti un’altra persona a fare la guardia con lei? Che non poteva stare da sola? Ma la Asl direbbe che non ha il budget.

Il segretario nazionale della Cisl Medici, Biagio Papotto, ha proposto un’azione forte alle aziende ospedaliere: di mettersi a fianco dei propri medici e dei propri operatori sanitari, vittime di insulti e offese quotidiane, di violenze verbali e fisiche, di denunce, che si costituiscano quindi parte civile ogni qualvolta questo avvenga, facendo sentire loro una presenza concreta.

L’azienda deve aver fatto però prima tutto ciò che è nelle sue possibilità per prevenire queste cose, perché è assurdo che lei non faccia niente e poi si costituisce parte civile. La Asl faccia tutto ciò che è nelle sue possibilità da Pantelleria al Brennero per far sì che queste cose non succedano. Se poi dovessero comunque succedere allora capisco che si debba costituire parte civile, ma io rimarrei basito di fronte ad un Direttore generale di una Asl che non ha fatto niente per evitare questo e che in più si mette il vestito buono addosso. La Asl deve far sì che i suoi operatori devono lavorare in totale sicurezza. Fine! Quella dottoressa di Trecastagni che ha subìto una violenza se la ricorderà finché campa. Adesso mettiamo a posto l’argenteria dopo il terremoto.

Aggiornato il 03 ottobre 2018 alle ore 12:09