Terapie anti-Covid, al vaglio dell’Aifa 144 sperimentazioni

Dagli antivirali al plasma fino alle cellule staminali: 144 sperimentazioni di terapie contro il Covid-19 sono state finora sottoposte all’esame dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) e il 28% ha avuto parere positivo, ovvero poco meno di 40. Un intenso fiorire di studi clinici che, inizialmente, si sono mossi senza ancora conoscere alcuni degli effetti del Sars-Cov-2 che conosciamo ora.

Dei progressi fatti e dei prossimi step si è discusso in Commissione Affari sociali della Camera dove, a riferire, sono stati tra i maggiori esperti in materia.

“In tre mesi sono cambiate molte cose dal punto di vista della sperimentazione”, ha sottolineato Renato Bernardini, componente del Cda dell’Aifa e del Consiglio superiore di sanità (Css). “Inizialmente - ha spiegato - abbiamo dovuto ricorrere a terapie mai prima utilizzate per quella specifica patologia e prima ancora che si conoscessero alcuni effetti gravi del Covid sull’organismo, come i rischi trombotici”.

In Italia, sono state finora autorizzati 13 studi clinici su terapie immunomodulanti, 5 su idrossiclorochina, 5 sugli antitrombotici, 3 su antivirali e altri 6 trial riguardano altri tipi di molecole o prendono in considerazione più strumenti terapeutici, al fine di confrontarli. Sono studi solidi, che spesso coinvolgono molti pazienti e più centri di ricerca. Inoltre, “ben il 70% sono no profit”. Tra quelli che attendono il parere Aifa, vi è il progetto di una terapia basata sulle cellule staminali che danno origine ai tessuti di ossa, pelle e cartilagine.

“Abbiamo messo a punto, insieme a diversi centri italiani, una sperimentazione per somministrare cellule mesenchimali a pazienti Covid”, ha detto Massimo Dominici, direttore della struttura complessa di Oncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena. Si tratta di “uno studio mai avvenuto prima al mondo” ed è “la prima volta assoluta che, in Italia, le Cell Factory di centri diversi uniscono le forze in un’alleanza”. Resta alta l’attenzione sulla ricerca sul plasma iperimmune, ricavato dal sangue dei convalescenti. Terapie simili sono già state utilizzate per l’influenza pandemica H1n1 del 2009, la Sars e la Mers.

Rispetto al Sars-Cov-2 però “mancano evidenze”, ha spiegato Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva presso l’Università di Pisa. Uno degli ultimi studi è stato condotto su 101 pazienti Covid e pubblicato su Jama ma “pur evidenziando una riduzione della mortalità e un accorciamento della degenza, non ha raggiunto una potenza statistica tale da dire che il plasma sia più efficace del trattamento standard”. Per questo “le sperimentazioni attuali sono non solo utili ma necessarie, anche nel panorama di ricerca internazionale, per aggiungere nuove evidenze, che possano sommarsi a quelle attuali, oggettivamente scarse”.

Aggiornato il 05 giugno 2020 alle ore 13:28