Gli pneumatici inquinano: ecco lo studio

C’è uno studio italiano (Pm10 emissions from tires: A disruptive estimate questioning present pollution mitigation strategies) che, in sintesi, ci dice come gli pneumatici possano inquinare più dei gas di scarico. Il lavoro è firmato dai professori Giuseppe Piras e Paolo Di Girolamo insieme a Fabrizio Pini, dottore di ricerca, ingegnere, consulente del Citera (Centro di ricerca interdipartimentale territorio edilizia restauro ambiente de La Sapienza di Roma). Proprio l’ingegner Pini, in un colloquio con l’Opinione, racconta la genesi della ricerca. E, sull’eventuale passaggio al veicolo elettrico, nota “riduce l’inquinamento da motore ma non mi aspetto un grande salto”.

Gli pneumatici inquinano più dei gas di scarico. Come nasce l'idea di questo studio?

L’idea nasce dalla consapevolezza che le Pm10 sono un prodotto, sì, dalla combustione dei combustibili fossili (motori, caldaie) ma anche dalle abrasioni, per esempio, dai lavori edili, dai processi industriali e da attività agricole. Proprio con questa consapevolezza, riflettendo, è emerso che i veicoli producono Pm10 – ma anche altri inquinanti – sia come prodotti di combustione che come frutto indesiderato delle abrasioni. Per ora ci siamo focalizzati sugli pneumatici.

L’analisi abbraccia diverse città italiane, attraversando lo Stivale da Nord a Sud. Che differenze sono state riscontrate?

Gli pneumatici inquinano ovunque ma il peso di esso cambia da città a città. Mi spiego meglio: nelle città più virtuose, quello con un parco auto modernizzato, circolano veicoli con motori a basso impatto ambientale. Quindi, il ruolo degli pneumatici è, in proporzione, più alto delle città con un vetusto parco veicolare.

Osservando la situazione della Capitale, quali sono le zone più critiche?

A Roma le centraline di monitoraggio soggette a traffico diretto sono le seguenti: Corso Francia, Magna Grecia, Fermi e Tiburtina. Quest’ultima è la centralina che registra l’inquinamento più alto. È sarcastico pensare che, in passato, su via Tiburtina ci fosse un tram che procedeva fino a Tivoli.

Tra i vari tipi di pneumatico (ribassati, usati, ricostruiti, estivi, invernali, larghi) qual è quello più inquinante?

A questa domanda, in modo preciso, non so rispondere. Posso però dire che la dimensione, il peso e le prestazioni sono elementi cruciali. Idem per lo stile di guida: ecco che la consapevolezza di tutto ciò diventa il fattore chiave.

Quali sono le soluzioni migliorative che nello studio vengono sottolineate e che possono servire, ad esempio, ai Comuni o anche agli stessi addetti ai lavori (i gommisti, per esempio)?

Auto di piccole dimensioni, innanzitutto. In Giappone ci sono le Kei car: poco prestanti e leggere. In Italia ci sono dei produttori di auto idonee per la città, piccole leggere, 4 posti; queste vanno valorizzate. Poi, è importante un adeguato stile di guida con minime accelerazioni/decelerazioni e maggiore educazione civica stradale. Dovremmo tutti essere coscienti, ripudiando comportamenti viziosi, che la fluidificazione del traffico è un bene fondamentale per tutti. Per esempio, evitando soste brevi in doppia fila, che creano dannosissimi rallentamenti, ma anche evitando di impegnare gli incroci sapendo, con certezza, di creare un pesante intralcio. Inoltre, mezzi pubblici a volontà. Mi piace sottolineare che in tutte le città avanzate esistono, da decenni, linee metropolitane circolari (ma a Roma manca la chiusura dell’anello ferroviario) e linee metropolitane radiali (da una periferia all'altra della città passando per il centro). Propongo spesso, per la Città eterna, la MA1, la diramazione della linea metropolitana A, da Spagna ad Euclide, fino a Saxa Rubra per facilitare il commuting dei pendolari che, ora, scendono con i pullman a Saxa Rubra, arrivano a Flaminio, e quindi a Termini; con due cambi di mezzi, percorsi a piedi e lunghe attese delle coincidenze. Per la MA1 sarebbe sufficiente una diramazione della metropolitana A da un punto tra le stazioni Spagna e Flaminio, fino a raggiungere la Roma-Viterbo (attualmente molto sottoutilizzata), in un punto tra Flaminio ed Euclide. Potrebbe essere sufficiente una galleria, a canna singola, da circa 700 metri: è un lavoro semplice e si potrebbe utilizzare forse, come area di cantiere, la superficie nei pressi del museo di Villa Giulia. Inoltre, è il momento di ripensare all’uso delle corsie preferenziali, consentendo il transito agli scooter e alle moto come già avviene in altre città.

Nell’analisi, viene indicato anche l’importanza di un lavaggio più continuo delle strade. Perché?

Le strade devono essere pulite al pari di ciò che si fa a casa. La granulometria dell’inquinamento è variegata. Molte sostanze restano a terra e sono risospese durante i passaggi delle altre vetture.

Il passaggio al veicolo elettrico è una chiave di volta? O una scappatoia parziale?

Sicuramente riduce il rumore, annulla l’inquinamento da motore. Ma, come abbiamo detto, non mi aspetto un grande salto. Alcune ricette le abbiamo esposte.

Aggiornato il 03 febbraio 2024 alle ore 10:32