Bla Bla Blog. Il web che straparla

Certo che sul web ci sono blog umoristici mica da ridere. No, cioè, nel senso… vanno forte. Tra tutti, sono quelli che hanno digerito meglio la rivoluzione dei social network, sopravvivendo con maggiore facilità all’armageddon della blogosfera decretata dall’avvento di Facebook&co. Perché la gente, anche su internet, vuole soprattutto ridere (e vedere un po’ di tette, va bene), non solo sorbirsi i monologhi brodosi di illustri sconosciuti che con la scusa della libera rete invadono Internet con una prosopopea che neanche Alessandro Baricco seduto sulle ginocchia di Paolo Crepet. E piantiamola una buona volta di trincerarci dietro il facile perbenismo di chi guarda sempre con disprezzo quelli che provano a ridere su tutto e su tutti. Chi dice che il riso abbonda sulla bocca degli stolti, non è mai stato a Vercelli.

Spinoza.it
Recensire Spinoza è folle come pensare di poter fare pubblicità all’acqua potabile: tutti sanno già che c’è, tutti sanno già dov’è, e nessuno potrebbe mai farne a meno neanche volendo. D’altra parte una rubrica che parla di blog e ignora proprio il più amato dagli italiani sarebbe un po’ come un settimanale patinato senza svariate tette in copertina: difficile anche solo da immaginare. E poi Spinoza.it non è solo un blog umoristico (pardon, «un blog serissimo», come vorrebbero farci astutamente credere i suoi autori): è una vera e propria rivoluzione culturale. Innanzitutto perché è stato il primo ad aver introdotto il concetto di 2.0 nella comicità: prima di Spinoza.it, infatti, il comico era colui che saliva sul palco, sparava una raffica di battute augurandosi che il pubblico avesse la memoria sufficientemente corta da non capire da dove le avesse copiate, e poi, se era fortunato, si accommiatava tra risate e applausi. Se non era fortunato, finiva a condurre Colorado Cafè su Italia 1. Adesso no: il comico scrive una battuta, e la lascia lì, a disposizione di una comunità di utenti che possono riderci su, o decidere di modificarla e, udite udite, addirittura migliorarla. Non solo: non c’è più comico e pubblico. Tutti sono comici, nel senso che tutti possono scrivere la freddura del secolo e vederla pubblicata sul blog, e chiunque rida è pubblico. Ok, manca totalmente il decolleté di Rossella Brescia, ma è comunque una rivoluzione. La rivoluzione culturale numero 2 di Spinoza, invece, è lo sdoganamento dell’humor nero. Vi sembrerà una cretinata, ma fino a pochi anni fa per poter godere di questo umorismo così tipicamente anglosassone bisognava affidarsi a qualche sketch dei Monty Python sperando A) di conoscere l’inglese abbastanza bene da cogliere i giochi di parole piuttosto sottili, oppure B) che il doppiatore italiano non avesse stuprato violentemente i dialoghi originali in preda al proprio delirio di onnipotenza trasformandoli sì in “Qualcosa di completamente diverso”, ma non nel senso buono inteso dal sestetto britannico. Noi italiani in effetti abbiamo sempre avuto una certa riluttanza a ridere delle disgrazie, temendo che questo ce ne portasse delle altre come castigo. Invece hanno ragione loro, quelli che dicono che tanto «shit happens», e quindi tanto vale prenderla sul ridere: Spinoza.it

Umore Maligno
Parli di satira e umorismo tombale e pensi subito alla Bomba H del politicamente scorretto. Già dal titolo si intuisce che il pezzo forte del blog non sono le barzellette su Pierino o quella di quel tale che entra in un caffè. Qui si picchia duro, senza guardare in faccia nessuno. Al massimo si ride in faccia a questo o a quello, ma è solo il passo successivo. Oltre a saperci fare con l’humor nero, Umore Maligno ostenta anche un discreto pelo sullo stomaco. Non tutti riuscirebbero a detonare freddure al vetriolo di questo calibro, un po’ perché per riuscire a farlo bisogna essere maledettamente in gamba, e un po’ perché serve una discreta dose di coraggio. È un umorismo che va preso a piccole dosi, come faceva Mitridate con l’arsenico, altrimenti si finisce per restarci secchi. Difatti, chi legge i post tutti d’un fiato, ingollandoli senza prestare molta attenzione a quello che c’è scritto per davvero, ne rimedia nel migliore dei casi un avvelenamento da troll dal quale è difficile riprendersi. È quanto è successo al presidente di una famosa associazione nazionale per i diritti delle minoranze, e di una parlamentare, che hanno pensato bene di denunciare il blog alla Polizia Postale dopo aver clamorosamente frainteso una pesante satira contro la discriminazione dei disabili in un messaggio discriminatorio contro i disabili. E si che ce ne voleva per cadere in errore. Ma tant’è. È stata una cantonata di portata così epocale che i due si sono rapidamente trasformati da paladini dei diritti civili in zimbelli della rete, bersaglio di contumelie e derisioni quali e quante non se ne vedevano dai tempi della scoperta del plagio di Daniele Luttazzi ai cabarettisti americani. E quelli di Umore Maligno, come l’hanno presa? Si sono fatti un’altra risata, of course. Per gli “untori” come loro le querele dei benpensanti sono come le campagne per i generali: le appuntano al petto. Proprio qui: umoremaligno.it

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:49