La Svizzera e l’attuale dibattito sulla finanza sostenibile

L’innovazione finanziaria della Svizzera non è una novità per gli appassionati della cultura economica della Confederazione. Gli ultimi mesi vedono il Paese del federalismo divenire un protagonista nella formazione finanziaria sostenibile e nell’educazione finanziaria in materia di sostenibilità. Sono numerosi gli analisti e i rappresentanti istituzionali elvetici che richiamano l’attenzione sull’esigenza di formare gli operatori finanziari e bancari sul tema della transizione ecologica. Vi è la necessità di disporre di professionisti in ambito Esg in grado di attestare la veridicità delle informazioni di sostenibilità fornite dalle imprese. Il tema della formazione risulta essere centrale anche in un’ottica di diffusione delle conoscenze nella transizione verso modelli di produzione sostenibili da parte delle Pmi, sia in termini di presa di coscienza sia in relazione alla professionalizzazione dei ruoli già esistenti e all’integrazione di quelli nuovi nella realtà d’impresa.

Le autorità economiche e politiche della Svizzera vogliono affrontare e superare le problematiche e il rischio di green washing, ovvero di pratiche di rappresentazione non veritiera del grado di sostenibilità dei titoli o delle attività, che alcune realtà imprenditoriali e finanziarie potrebbero innescare. Tali dinamiche hanno reso necessario l’intervento delle autorità, sia a livello internazionale sia a livello nazionale, al fine di favorire l’emersione e la misurazione dei rischi Esg. Significative a tale riguardo sono le misure introdotte dall’Unione Europea che, con il Regolamento sulla Tassonomia del 2020 e altri interventi normativi ad esso collegati, ha voluto portare chiarezza in un contesto tuttora caratterizzato da frammentazione regolamentare. Da parte sua, la Svizzera ha sviluppato di recente un insieme di sei indicatori denominati Swiss Climate Scores, finalizzati, da una parte, a valutare la situazione attuale delle società in relazione alla loro esposizione ad attività fossili ed emissioni di carbone e, dall’altra, a fare previsioni su diversi orizzonti.

Sostanzialmente, l’attività politica e finanziaria della Svizzera è concentrata, con il sostegno attivo di alcune organizzazioni non governative, sulla relazione fra finanza, sostenibilità e nuove tecnologie, e l’apertura dei mercati ai capitali transfrontalieri. All’interno del macro-tema relativo alla sostenibilità, le autorità stanno discutendo sulla pluralità degli standard Esg e le implicazioni di ciò per i regolatori, gli operatori finanziari e le imprese di piccole e medie dimensioni; della tecnologia blockchain e il suo ruolo nel sostegno alla transizione ecologica; della formazione e il ruolo delle risorse umane nel processo di transizione. Un dibattito che coinvolge anche gli operatori italiani in quanto il concreto interesse di Italia e Svizzera nello scambiare il know-how tecnologico, ma anche nel migliorare le collaborazioni commerciali tra i due paesi per rispondere all’aumento di richiesta energetica che preoccupa entrambe le nazioni, spinge a migliorare la cooperazione economica in ottica sostenibile.

A titolo di esempio, secondo alcune elaborazioni degli esperti svizzeri, i governi non dovrebbero sovvenzionare i prezzi dell’energia, bensì finanziare misure specifiche e gruppi specifici di persone che ne hanno bisogno. Gli accordi internazionali prevedono traguardi climatici che sono irraggiungibili senza un cambiamento drastico a livello di concessioni di costruzione, semplificazione dei procedimenti necessari per l’ottenimento di permessi, l’accesso al credito e la formazione di personale tecnico e la Svizzera sta concretamente affrontando tali dinamiche per non giungere impreparata nel nuovo scenario economico e geopolitico che si prevede per il 2030.

Aggiornato il 27 gennaio 2023 alle ore 18:52