II
CULTURA
II
L’A-Team, quando la protezione è in concorrenza
di
VITO FOSCHI
A-Team è un vecchio telefilm
degli anni ‘80 in cui quattro
ex militari, ricercati dalla giustizia,
si dedicano a raddrizzare i torti,
chiamati di volta in volta dalle
persone in difficoltà. A distanza di
anni sembra un po’ ingenuo e
quello che era un successo ora è
poco più che un programma per
nostalgici, anche se un paio di anni
fa ne hanno ricavato un film
blockbuster.
Volendo guardare la storia da
un punto di vista un po’ diverso:
mi chiedo, sfrondando i partico-
lari, cosa fa in fondo l’A-Team, un
gruppo di persone specializzata in
servizi di protezione che viene
chiamata da privati, per sopperire
alle inefficienze della polizia o a
volte alla corruzione della stessa.
L’A-Team è insomma una sorta di
giustiziere che difende i più deboli,
ma se ci allontaniamo un attimo
dalla morale semplicistica, ci ac-
corgiamo che il motivo dell’esi-
stenza del gruppo è l’inefficienza
dello Stato nello svolgere il com-
pito di protezione dei cittadini.
Quando una persona o un
gruppo di cittadini subisce violenze
e non riesce ad essere aiutato dallo
Stato ricorre all’A-Team. I membri
della squadra sono ex militari con
varie attitudini e capacità, dallo
stratega, al pilota, allo specialista
in armi, alla spia. Ognuno è un
esperto nel proprio campo ed è la
loro forza, potremmo dire compe-
titiva, rispetto allo Stato i cui mi-
litari e poliziotti sono dotati di un
addestramento generico.
Nella sigla iniziale si racconta
che i quattro ex-militari sono sta-
ti accusati ingiustamente di un
crimine e per questo ricercati dal-
le forze dell’ordine e dall’esercito.
Nello svolgere delle varie puntate
del telefilm viene il fondato so-
spetto che la “guerra” fra stato
ed A-Team sia dovuto più a mo-
tivi concorrenziali e non di giu-
stizia. I quattro eroi mettono in
dubbio il monopolio della violen-
za dello stato che non volendolo
perdere, li perseguita. In fondo,
l’accusa ingiusta, sembra più una
scusa per eliminare un concorren-
te che la naturale persecuzione di
un crimine.
L’A-Team riesce sempre a sfug-
gire a militari e poliziotti, chiara-
mente per esigenze di copione, ma
anche perché ha la solidarietà del-
le persone a cui ha risolto i pro-
blemi. Una persona minacciata
dal crimine, che viene salvata dai
quattro non denuncerà mai i pro-
pri salvatori ed immaginate anche
quale possa essere la fiducia delle
persone nella polizia se ricorrono
all’A-Team. Sicuramente si tratta
della classica storia dei buoni con-
tro i cattivi e quindi i problemi
che devono affrontare i nostri
eroi non sono di semplice solu-
zione, ma permane il fatto che
l’A-Team va a sopperire all’ina-
dempienza dello Stato.
In una puntata che mi è capi-
tato di rivedere di recente, il pro-
blema era il racket, tipico compito
che deve risolvere la polizia. La
trovata che i membri dell’A-Team
siano ricercati è stata sicuramente
un’esigenza scenografica per ren-
dere più affascinante e più dina-
mica la storia, però rende evidente
L’
il concetto di agenzie di protezione
in concorrenza. L’A-Team è una di
queste e lo stato cerca di combat-
terla, perché l’affermarsi di agenzie
di protezione private metterebbe
in crisi il suo monopolio. Lo stato
è tale perché ha il monopolio della
violenza su un territorio, tutto il
resto delle funzioni non lo deter-
minano per quanto in teoria si
possa dire il contrario. Pensate alla
varie funzioni statali; per esempio,
a fianco agli ospedali pubblici pos-
sono esistere quelli privati, ma a
fianco della polizia non può esi-
stere una polizia privata. Non con-
sideriamo i vigilanti che, come in-
dica il termine, non sono poliziotti.
Ma ancor di più, pensate alla dif-
ficoltà di dimostrare la legittima
difesa. Se la si guarda da un altro
punto di vista, cosa turba lo Stato
se il cittadino ammazza un ladro
nella sua casa? Se si riflette ci si
accorge che un atto del genere mi-
na le basi dello stato.
Se il cittadino è in grado di di-
fendersi da solo, perché dovrebbe
esistere lo stato? Per tutti gli altri
servizi è più o meno evidente la ca-
pacità del mercato di fornirli. An-
che per la giustizia esiste l’arbitrato
o l’attuale mediazione o, se tornia-
mo al passato, possiamo citare la
medievale “Lex Mercatoria” che
è una forma di diritto creato dai
privati per la gestione dei commer-
ci. Oltre a queste considerazioni,
lo Stato si regge sulla coercizione
che si esplica in vari modi, ma
quello più evidente è il prelievo
forzoso di parte del reddito dei cit-
tadini-sudditi. Questo può avve-
nire e non possiamo affermare il
contrario, solo perché lo Stato ha
il monopolio della violenza: come
posso io cittadino, oppormi alla
volontà dello Stato?
Alcuni studiosi volendo iden-
tificare i prodromi per la nascita
dello stato moderno centralista e
accentratore citano lo scioglimen-
to, da parte del Re francese Luigi
il Bello, dell’Ordine del Tempio
(meglio conosciuti come templari).
Il problema qual era? Al di là del-
la volontà più o meno storica
d’espropriare le ricchezze del Tem-
pio, il re non poteva tollerare che
sul suo territorio fosse presente
un esercito che non rispondesse
ai suoi ordini o, in altri termini,
che ne mettesse in dubbio il mo-
nopolio della violenza. La nascita
degli stati moderni è la lotta per
l’affermazione del monopolio del-
la violenza su un territorio. Nel
medioevo il Re doveva elemosi-
nare soldati dai suoi feudatari per
andare a fare la guerra, altrimenti
aveva solo i suoi soldati personali,
cosa ben diversa dallo stato cen-
tralista moderno, dove c’è un uni-
co esercito.
L’A-Team mette in evidenza
come lo stato teme i concorrenti
sul suo territorio. Se lo stato tol-
lerasse l’A-Team, dovrebbe farlo
per altre agenzie di protezione e
quindi dovrebbe ammettere la sua
impotenza nel compito fondamen-
tale che lo definisce. In breve, si
trasformerebbe in una delle tante
agenzie di protezione in concor-
renza, non avrebbe più il mono-
polio e non potrebbe contare per
il suo sostentamento sul prelievo
coercitivo delle ricchezze dei suoi
cittadini, ma solo sulla capacità
di assolvere i suoi compiti.
L’A-Team è un gruppo
di giustizieri
che difendono
i più deboli.
Ma se ci allontaniamo
dalla morale
semplicistica,
ci accorgiamo
che il motivo
dell’esistenza
del gruppo
è l’inefficienza
dello stato nello svolgere
il compito di protezione
dei cittadini.
Quando una persona
o un gruppo di cittadini
subisce violenze
e non riesce ad essere
aiutato dallo stato,
ricorre all’A-Team.
I membri della squadra
sono ex militari
con varie attitudini
e capacità, dallo stratega,
al pilota, allo specialista
in armi, alla spia.
Ognuno è un esperto
nel proprio campo
ed è la loro forza,
potremmo dire
competitiva,
rispetto allo stato
i cui militari e poliziotti
sono dotati soltanto
di un addestramento
generico. L’A-Team
mette in evidenza
come lo stato teme
i concorrenti
sul suo territorio.
Se lo stato tollerasse
l’A-Team, dovrebbe
farlo per altre agenzie
di protezione e quindi
dovrebbe ammettere
la sua impotenza
nel compito
fondamentale
che lo definisce
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 8 FEBBRAIO 2013
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