Oscar, l’Italia sceglie “Dogman” di Matteo Garrone

“Dogman” di Matteo Garrone rappresenterà l’Italia agli Oscar. La categoria, naturalmente, è quella dedicata al Miglior film straniero. Il lungometraggio è il prescelto in un novero di venti titoli. A decretarlo è la commissione istituita dall’Anica lo scorso giugno, su incarico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Il film, che si ispira alla storia del “canaro” della Magliana, ha ricevuto una standing ovation all’ultimo Festival di Cannes. Sulla Croisette Marcello Fonte è stato premiato come miglior attore protagonista. “Ringrazio la commissione per aver scelto “Dogman” – sostiene Garrone – regalandoci questa grande opportunità di cui siamo fieri e orgogliosi”. Secondo il regista, “il merito è anche dell’umanità di Marcello Fonte, della prova di Edoardo Pesce, e della passione che tutti abbiamo messo in questo progetto. Sappiamo bene che la designazione non è che il primo passo, e che la strada è lunga. Ma siamo felici di iniziare questo nuovo viaggio”.  Per Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, “dopo il successo a Cannes e la partecipazione a una ventina di festival internazionali, condividiamo con Matteo Garrone la soddisfazione e la gioia di rappresentare l’Italia nel primo passo verso la corsa agli Oscar”.  La commissione dell’Anica è stata composta da Nicola Borrelli, Marta Donzelli, Gian Luca Farinelli, Antonio Medici, Silvio Soldini, Maria Carolina Terzi, Maria Sole Tognazzi, Stefania Ulivi, Enrico Vanzina. Le nomination saranno annunciate a Los Angeles il 22 gennaio 2019. Le statuette saranno assegnate un mese dopo, il 24 febbraio, nel corso della 91ma edizione degli Academy Awards.

“Dogman” racconta la storia di Marcello (Marcello Fonte) toelettatore tranquillo che vive per la figlia Alida e per i cani. Eppure, la sua esistenza apparentemente serena, nasconde degli oscuri segreti. L’amico, mentore e antagonista di Marcello è Simone (Edoardo Pesce), ex pugile che semina il terrore nel quartiere. Come ha avuto di chiarire Garrone, “il film si ispira liberamente a un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti. Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti”. La svolta produttiva arriva un anno fa. “Finalmente – ha detto il regista – l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente”.

Aggiornato il 26 settembre 2018 alle ore 15:30