Ritorna anche in questo week-end di fine settembre la rubrica con la quale “L’Opinione delle Libertà” dà voce e spazio ai nuovi volti della letteratura italiana. Questa settimana vi consigliamo “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita” di Alessandro D’Avenia (Mondadori).

Alessandro D’Avenia, dottore di ricerca in Lettere classiche, è un insegnante di liceo. Ha pubblicato, con Mondadori: “Bianca come il latte, rossa come il sangue” (2010, da cui è stato tratto nel 2013 l’omonimo film), “Cose che nessuno sa” (2011), “Ciò che inferno non è” (2014, premio speciale del presidente nell’ambito del premio Mondello 2015) e, nel 2016, “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”, da cui l’autore ha tratto un racconto teatrale che ha girato l’Italia con enorme successo. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo.

La Storia

In un mondo in cui l’invincibilità è una prerogativa, la fragilità è un’arte. Un’arte che va imparata, acquisita, digerita, attraverso le innumerevoli sfide che la vita ci riserva. Ma cosa significa fragilità? La felicità si può imparare? Domande esistenziali che assillano l’uomo sin dall’alba dei tempi, alle quali D’Avenia tenta di rispondere servendosi di un interlocutore d’eccellenza, il genio recanatese Giacomo Leopardi, chiamandolo per nome come si fa con un caro amico. A lui, l’autore indirizza lettere che parlano di gioia, dolore, amicizia, amore universale, ponendo sotto una luce diversa e del tutto inedita le opere più celebri del poeta, che vengono restituite al lettore in una forma tanto umana quanto salvifica.

“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana? Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Il poeta recanatese è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei”.

Alessandro D’Avenia, proprio come farebbe con i suoi studenti, invita il lettore ad abbandonare il cliché del Leopardi pessimistico e negativo, a guardare “oltre la siepe”, come nell’”Infinito”, per scorgere tutta la bellezza che c’è. Adolescenza, Maturità, Riparazione e Morire sono le quattro grandi fasi in cui si divide il volume, un saggio filosofico intriso di speranza che ripercorre l’esistenza del più coraggioso sognatore mai esistito, nonché quella del lettore che decide di intraprendere questo viaggio di scoperta. Il libro di D’Avenia esplora i meandri più intimi dell’animo umano senza nessuna pretesa dottrinaria, ma con una sincerità e un coinvolgimento tali da far crollare qualsiasi preconcetto.

 

Aggiornato il 28 settembre 2018 alle ore 19:44