Eliseo stagione 2019-2020

“Tutta un’altra città”, un claim, un impegno, un auspicio.

Il Teatro? Una Grande Arena dello spirito! Un coacervo, cioè, di “Animal Spirits” che guidano il comportamento umano e che sono degni, nei loro pur diversi e contrapposti segni, di essere rappresentati nell’arena teatrale provenendo dai vissuti concreti. Ne è convinto Luca Barbareschi che ha presentato la nuova stagione 2019/20 del Teatro Eliseo, uno e... trino (Eliseo, Piccolo, Off). Perché, giustamente ci dice, “We Are The People”. Nel bene come nel male. Nella confusione dell’irrazionale e delle certezze illuministiche. Fantasia, Ragione e Demenza: e non è detto che una sia più produttiva di un’altra per essere esplicitata e messa in scena. I successi della scorsa stagione, con circa 400 alzate di sipario, dicono che tutto si tiene se è il pubblico a sostenerlo: decine di migliaia gli abbonati; centinaia di migliaia di presenze tra sala principale e Piccolo, con un riempimento dell’83 percento e con una media di circa 21€ a biglietto. Analogo successo hanno avuto inoltre gli eventi culturali, come “I processi alla Storia”, di cui anche la prossima stagione sarà densa. Poiché la vita è teatro e viceversa, l’Eliseo nel suo cartellone predilige le... quattro stagioni, anziché le chiusure estive.

Si inizia così con un “Prologo” che va dal 19 settembre al 7 novembre in cui i tre citati spazi teatrali vengono coinvolti da angolazioni diverse. Si apre con “Oleanna” (all’Off) di Mamet, per chiudere con “Mistero Buffo”  (Piccolo) di Dario Fo. Tra i temi trattati in questa sezione si citano: il teatro di complessità due (teatro nel teatro) “Al di là del muro” (Piccolo), in cui le rappresentazioni sono sketch di arte circense per scogliere il nodo dei significati artefatti de “Al di Qua” e “Al di Là”;  l’analisi del tifo violento, le sue ragioni false e vere, il suo mistero apparente per una guerra surrogata di Guelfi e Ghibellini dell’età moderna in base a un decalogo etico non scritto analizzato da “Non plus ultras” (Piccolo); la visione devastante di un moderno interno di gruppo con famiglia che si avvolge in una spirale sconcertante di vizi e virtù (ben più numerosi i primi) in base a una straordinaria recitazione multiruolo dei quattro attori maschili che si cimentano al Piccolo in “N.E.R.D.s-Sintomi”, mentre con “Interior” (Eliseo) si propone una visione più idilliaca delle vite degli altri; lo straniamento dall’Altro che è poi una separazione dal Se perché tutti ci assomigliamo, per cui la chiusura all’esterno di “Io non apro a nessuno” denuncia un nascondimento interno come fa intendere “Stranieri” (Piccolo). Anche in questa fase, non mancano eventi musicali, reading e premi come “Eliseo scuole”.

Altrettanto denso è il calendario di appuntamenti con l’Eliseo sala grande in base alla seguente programmazione. Teatro classico: “La Tempesta”; “Re Lear” con il maestro Glauco Mauri diretto da A. Baracco; “La scuola delle mogli”; “Il costruttore Solness” di Ibsen, con Umberto Orsini; “Morte di un commesso viaggiatore” che Haber promette “rivoluzionario” a modo suo. Riduzioni teatrali di grandi opere cinematografiche e della letteratura, quali: “Scene da un matrimonio” per la regia di Andrei Konchalovsky; “L’onore perduto di Katharina Blum” del premio Nobel H. Böll; “Le affinità elettive” di Goethe per la regia di Andrea Baracco; “Ragazzi che si amano” di Prévert per la regia e l’interpretazione di Gabriele Lavia. Produzioni homemade come “Il cielo sopra il letto” con lo scintillante duo Lante della Rovere-Barbareschi e la regia di quest’ultimo. Il Piccolo propone un repertorio originale di autori e di testi teatrali, tra cui si citano: “Accabadora” dal romanzo della Murgia in cui la relazione madre-figlia racchiude un discorso sulla morte: “due donne che si scelgono e si innamorano piano piano”; “Non farmi perdere tempo” con Lunetta Savino ”tragedia comica per una donna destinata alle lacrime”; “Giusto la fine del mondo” quando una confessione è impedita da flussi travolgenti di parole; “Le braci” che narra del vuoto come perdita di riferimenti e di identità tra le due Grandi Guerre;  ”Vetri rotti” che parla di paralisi fisica e spirituale all’interno di una coppia diabolica di ebrei in coincidenza con l’Olocausto.

Aggiornato il 25 maggio 2019 alle ore 00:16