C’era una volta la radio, poi venne Rai Stereonotte

Rai Stereonotte – Il libro” ci racconta un’epoca che per i più giovani sembrerà pura fantascienza. Parliamo di un periodo in cui non c’era Internet, un’era geologica in cui se volevi conoscere la musica, avere anticipazioni, approfondire, scoprire nuovi mondi c’erano poche vie: le riviste e i libri di musica o la radio. A raccontarcela è Giampiero Vigorito, critico musicale, giornalista e conduttore della trasmissione dal 1983 al 1994. Con sapienza, leggerezza e amore ci porta a scoprire i segreti di una trasmissione indimenticabile e irripetibile.

Un azzardo, una sfida, un’impresa fallimentare era da subito sembrata ai dirigenti Rai ma Pierluigi Tabasso, il padre di Raistereonotte, era un folle visionario che vedeva nella notte un bacino di ascoltatori avidi. “Ma chi vuoi che ascolti la radio di notte? Netturbini? Fornai?”, gli dicevano, ma lui non gli diede ascolto e in sordina, con delicatezza, in punta di piedi dà inizio alla leggenda.

Siamo negli anni Ottanta. È notte, devi studiare o magari lavorare o semplicemente non hai sonno e vuoi compagnia ma non quei nastri che le radio private mandano da un certo punto in poi, vuoi sentirti parte di qualcosa, vuoi che la radio parli a te, con te. Cominci a scarrellare con la manopola della sintonia e improvvisamente ecco l’amo cui abboccare: “Benvenuti all’ascolto di Raistereonotte, in diretta dalla mezzanotte alle sei sulle reti unificate in Fm della Rai e sul quinto e sesto canale della filodiffusione. Raistereonotte è un programma per chi vive e lavora di notte firmato da Pierluigi Tabasso e organizzato da Enzo Serra. Come ogni sera vi terranno compagnia quattro conduttori, fino alla 1,30 ci sarò io... a seguire ci sarà... e poi... quindi sarà il turno di... e il buongiorno lo darà... per passare poi la linea al Giornale dall’Italia.

Così iniziava più o meno ogni notte, con in sottofondo “Viaggiando”, la sigla epica del maestro Roberto Colombo. Staffette di quattro conduttori che si alternavano ogni quattro mesi. Erano i Master di un Dungeons & Dragons notturno che non volevi avesse mai fine, maestri affabulatori in grado di creare bolle spazio-temporali in cui, seguendo un filo conduttore esplicitamente noto solo a loro, ti portavano nel cuore della notte e poi a vedere l’alba. Parole pronunciate non da voci normali ma pazzesche e dannatamente competenti, pifferai magici che di brano in brano ti spalancavano le porte del panorama musicale mondiale secondo i propri gusti e le proprie passioni e in modo totalmente svincolato da qualsiasi logica commerciale. Già, perché se avessimo potuto seguire da casa i proprietari di quelle voci, avremmo visto giovanotti più o meno aitanti con borsoni pesantissimi pieni di lp, i loro vinili, su cui costruivano la loro personalissima scaletta in totale libertà e senza alcuna imposizione.

I conduttori di Rai Stereonotte sono rimasti per anni esseri mitologici, essenze fatte di sola e pura voce. I pochi mezzi messi a disposizione per la trasmissione hanno sicuramente contribuito alla leggenda. Via Po, 14 – 00198 Roma: questo era l’unico modo per poter entrare in contatto con loro. Niente telefoni, ovviamente niente mail ma solo un indirizzo fisico. All’inizio magari saranno state poche ma piano piano centinaia, migliaia di lettere hanno cominciato a inondare la redazione. Lettere, cartoline, musicassette che parlavano di musica ma anche molto personali, perché il connubio notte e speaker misterioso rendeva tutto più facile e senza regole. Le voci corrono, il passaparola fa il suo dovere e la manopola della radio si incolla sulle frequenze della notte.

Ma poi chi erano i conduttori? Che faccia avevano? Mistero. La fama della trasmissione cresce a tal punto che Renzo Arbore li vuole ospiti nella sua trasmissione “Quelli delle Notte” e chi già non lo sapeva finalmente scopre che le voci della notte appartengono a giornalisti, professionisti della carta stampata, profondi e attenti conoscitori della musica. Qualche nome: Giampiero Vigorito, Teresa De Santis, Alessandro Mannozzi, Giancarlo Susanna, Lucio Seneca, Peppe Videtti, Ernesto Assante, Enrico Sisti, Massimo Cotto, Paolo De Bernardin, Alberto Castelli, Stefano Mannucci, ma molti altri si sono succeduti ai microfoni di via Po tra il 1982 e il 1995.

“Rai Stereonotte – Il libro” non è un’operazione nostalgia ma un regalo per il popolo della notte orfano di una trasmissione irripetibile. È un libro che ci racconta l’epoca in cui “la radio italiana comincia a essere moderna”, come scrive Carlo Massarini autore della prefazione. “The Nightfly” è la sezione dove i conduttori raccontano la loro personalissima esperienza e svelano finalmente segreti e spigolature della conduzione. Un tenero ricordo per chi non c’è più nel capitolo “For absent friends”. “Tender is the night” raccoglie le testimonianze di oltre 40 personaggi famosi. “In the air tonight” è forse la parte più emozionante e che dà la misura di cosa ha significato per gli ascoltatori quel programma. Più di 200 ricordi in cui raccontano la loro Rai Stereonotte e gli stratagemmi per non perdere neanche un minuto di una trasmissione indimenticabile. Talmente indimenticabile che esiste un sito dove sono raccolte le puntate registrate all’epoca su musicassetta e quindi riversate per essere caricate sul web. Talmente tatuata nei ricordi che esiste un gruppo Facebook con più di 10mila membri.

E adesso finiamo quando tutto ebbe inizio. Era la notte dell’8 novembre 1982, Stefano Bonagura lancia il primo brano di Rai Stereonotte: “Personality crisis” di David Johansen. Da allora la radio non fu più la stessa.

(*)Rai Stereonotte – ll Libro”, a cura di Giampiero Vigorito, prefazione di Carlo Massarini, Iacobelli editore

(**) Nella foto al centro Giampiero Vigorito, Renzo Arbore ed Enrico Sisti durante una puntata di Quelli della Notte

(***) Nella foto in alto da sinistra Giuseppe Carboni, Felice Liperi, Alessandro Mannozzi e Giancarlo Susanna, davanti il tecnico Sergio Spaccini 

Aggiornato il 29 settembre 2022 alle ore 17:11