Muse: odi et amo

Lo scorso dicembre i Muse hanno vinto l’Mtv Europe Music Award nella categoria miglior artista rock del 2022 con il loro nono album Will of the People. Pochi giorni fa è stato tratto dall’album il singolo Ghosts (How Can I Move On) in una versione per l’Italia che vede la partecipazione straordinaria della nostra brava Elisa.

I Muse sono un gruppo britannico composto dal frontman Matthew Bellamy, voce e chitarra, Chris Wolstenholme basso e Dominic Howard, batteria; formatosi nel 1992, il trio si è imposto con una sorta di rock sinfonico caratterizzato dal largo uso di elettronica e da frequenti incursioni pop. I Muse danno il meglio di sé dal vivo, realizzando grandiosi tour con scenografie pazzesche e orde di fan che riempiono immancabilmente gli stadi. Eppure, per gli amanti del rock, i Muse sono assolutamente divisivi: o si odiano o si amano.

I loro pezzi sono caratterizzati da una forte base ritmica, altamente energetica, riff distorti e accattivanti, sintetizzatori che attingono abbondantemente dalla musica classica e sinfonica. Le loro melodie, generalmente in tonalità minore, sono quasi sempre lineari e ogni nota che suonano è esattamente quella che ti aspetti. E ciò rende piacevole e divertente già il primo ascolto. Eppure, è proprio la mancanza di sorpresa, di spigolosità che determina il giudizio negativo dei detrattori che finiscono per definirli banali o addirittura kitsch. La loro tecnica musicale è fuori discussione, i nostri suonano alla grande ed è davvero impressionante lo spettacolo che il trio riesce a garantire nei live.

Con Will of the People i Muse sono tornati nell’usuale ambito rock, che li ha caratterizzati sin dagli esordi, dopo l’insolito pop anni Ottanta del penultimo album Simulation Theory. Will of the People è la summa di ciò che sono i Muse; un album destinato ad avere un enorme successo, che renderà felici gli amanti del gruppo ma non riuscirà a far cambiare idea agli odiatori.

Anche le tematiche toccate dai testi sono tipiche di Bellamy: l’oppressione dei potenti, la fragilità degli equilibri politici mondiali, la necessità di una rivoluzione che parta dal popolo, il conformismo delle masse, le paure dell’individuo e non manca anche un accenno alla pandemia. Il brano di apertura è la title track; un muro di voci invoca ripetutamente la volontà del popolo come soluzione ai problemi del mondo, la melodia si snoda su riff di chitarra distorti e che sfociano in un chorus efficace e divertente. In Compliance sono i synth a farla da padrone in un brano che ricorda i Muse delle origini potenti ed elettronici. Liberation sembra scritta ed eseguita dai Queen dai quali i nostri attingono in abbondanza, ma non si tratta di plagio. L’esecuzione del brano è come sempre a grandi livelli e voce, cori e pianoforte materializzano l’immagine di Freddie Mercury.

Won’t stand down è il primo singolo tratto dall’album caratterizzato da un chorus dove una scala cromatica viene incastonata in atmosfere heavy.

Ghosts (How Can I Move On) è una ballad intensa, caratterizzata da un continuo arpeggio di pianoforte che ne costituisce in toto l’arrangiamento e che nella versione italiana, come già detto, vede la partecipazione di Elisa.

You Make Me Feel Like It’s Halloween è il pezzo che più esalta gli odiatori perché i barocchismi dei synth e della precisa chitarra di Bellamy evidenziano le caratteristiche per quali i Muse sono maggiormente criticati.

Il rock torna ad essere metallo in Kill Or Be Killed, suoni heavy con toni classici e una chitarra fulminante che lascia il segno nel brano più bello dell’album.

In Verona la voce di Bellamy volteggia intensa su un tappeto di synth e chitarra, per poi lasciare spazio ai due brani che chiudono l’album, Euphoria e We Are Fucking Fuked che crescono portandoci dal synth pop al metal. Insomma, un album divertente, che si ascolta con piacere, possibilmente ad alto volume, immaginando uno stadio, un palco enorme e una scenografia mozzafiato.

Aggiornato il 27 gennaio 2023 alle ore 13:49