Sulla crisi bancaria c’è  poco da stare sereni

Sulla vicenda banche Renzi fa “l’ammerigano” e, stringendosi nelle spalle, prova a scacciare le nubi del complotto attribuendo, con un laconico “this is market baby”, la colpa di ciò che accade alle normali dinamiche del mercato.

Non ci piacciono i faciloni che si definiscono ottimisti e neanche gli esercizi di stile che in questi ultimi tempi più di qualcuno si sta avventurando a fare sulla crisi bancaria in atto perché contribuiscono a diffondere inconsapevolezza nella gente comune alla quale invece andrebbe raccontato a brutto muso ciò che sta realmente accadendo.

Non facciamo di mestiere i fiorai al cimitero e siamo quindi capaci di avventurarci in quei tecnicismi tanto cari ai professorini. Tuttavia li riteniamo nocivi e, a costo di semplificare eccessivamente una vicenda che semplice non è (facendo storcere il naso ai tanti Soros presenti in Italia), riteniamo sia arrivato il momento di far capire qualcosa all’italiano medio che non ha il dovere di essere esperto in materie economiche ma che ha il diritto alla conoscenza.

Secondo noi ha ragione il presidente dell’Abi Patuelli quando afferma “non escludo che prima qualcuno speculi al ribasso e poi qualcun altro, quando poi i prezzi sono infimi, arrivi a inghiottirsi il boccone preparato. Questo è uno scenario, ma le autorità di vigilanza europee, italiane e anche la magistratura italiana, hanno tutte le competenze e le possibilità di accertare davvero cosa stia succedendo”.

Volendo fare nomi e cognomi, gli addetti ai lavori mormorano che le turbolenze in atto siano state scatenate da tre fondi speculativi americani molto vicini al Governo italiano nell’affare Bad Bank. Sul mandante ci sono solo indizi che portano ad ipotizzare i soliti intrecci tra politica e capitale, quelle stesse commistioni che fanno sorridere chi non crede alle teorie complottistiche frutto delle fantasie di chi ha letto troppi romanzi gialli. Lasciando blaterare i “sottuttoio”, ciò che sta succedendo in questi giorni ricorda invece molto la crisi ordita a tavolino nel 2011 contro Berlusconi ma anche il triste epilogo della crisi greca con annesso commissariamento e shopping mitteleuropeo sui beni strategici ellenici.

L’Italia, e questo la Merkel non lo ha dimenticato, ha il peccato originale di non aver fatto come la Grecia e cioè di non aver spalancato le porte alla trojka facendosi telecomandare e saccheggiare. Ma mettiamo in fila gli eventi: Renzi, a valle di un frangente in cui il tessuto bancario italiano ha mostrato segni di fragilità (vedi caso Mps, Banca Etruria et similia), temendo un attacco con il “metodo Berlusconi”, ha pensato bene di mostrare insofferenza verso una Unione a trazione tedesca denunciando il doppiopesismo nella gestione continentale(la miglior difesa gli deve essere sembrata l’attacco). È ancora fresco il ricordo del 2011, anno in cui qualcuno ha tirato fuori la storia dello spread avviando, attraverso la Deutsche Bank, vendite massive di titoli di debito pubblico italiano allo scopo di destabilizzarne i tassi di interesse aggredendo di fatto il nostro Paese.

Sulla falsariga di quanto accaduto nel 2011, oggi assistiamo solo al secondo tempo della storia: adesso i lupi hanno fiutato il sangue  non più e non tanto nel debito pubblico ma nel sistema bancario ed hanno pensato di aggredirlo diffondendo indiscrezioni sui crediti deteriorati in capo alle banche italiane. Le minacce di ispezioni e le insinuazioni fatte trapelare su presunti scenari molto più gravi di quelli reali, con conseguente corsa a vendere titoli determinandone il crollo, hanno fatto il resto. Contestualmente con questa storia del “Bail in”, stante il quale eventuali default delle banche  si ripercuoteranno sui correntisti e sugli azionisti, il panico si è trasferito dalla sola borsa anche verso gli sportelli (con una perdita della raccolta obbligazionaria del 27 per cento).

Come se non bastasse, l’operazione “Bad Bank” - cioè la creazione di un grosso contenitore che raccolga tutte le sofferenze bancarie al fine di sterilizzare il sistema e renderlo più stabile - stenta a vedere la luce proprio a causa (ma guarda un po’) dei veti europei. E così la finanza, gli investitori ed i grandi capitali sono in fuga dall’Italia, rea di non essere affidabile perché percorsa da perturbazioni economiche e politiche cui le autorità nazionali non sono in grado di porre rimedio. A nulla vale l’ottimismo relativo al presunto recente recupero dei titoli bancari a Piazza Affari perché quella dei giorni scorsi è solo la prova generale di un inferno che può scoppiare da un momento all’altro. Un pizzino, una lettera minatoria insomma.

Sarà forse per questo che Renzi, considerando quella dei giorni scorsi una mera azione dimostrativa, ha abbassato i toni spargendo miele sul mercato, sulla Merkel e sulla Commissione Europea?

Non è dato sapere se Renzi si senta minacciato da quello che pare un avvertimento ma tutto ciò autorizza a sospettare che esista un sistema criminogeno europeo con fini inconfessabili, con protagonisti istituzionali e braccio armato nella finanza che conta. Siamo pronti a scommettere che, come in passato, si aggiungeranno contagi finanziari (anche questi ultimi tutt’altro che casuali) provenienti da oltre oceano. All’orizzonte c’è “Oil glut” e cioè l’ingorgo petrolifero su cui sono sedute le banche americane, ree di essersi esposte massicciamente con le compagnie petrolifere le quali non sono in grado di rientrare dei prestiti a causa del crollo del prezzo del petrolio generato da un grave eccesso di offerta sui mercati. Tali crediti inesigibili saranno i nuovi subprime, saranno inguattati abilmente in titoli derivati e sparsi per il mondo creando devastazione e scaricando sul sistema globale le magagne finanziarie architettate dai soliti noti. Sicuramente colpiranno, come al solito, con una precisione chirurgica ed inguaieranno chi devono inguaiare lambendo soltanto certi altri per dare l’impressione che il contagio sia globale oltre che casuale. Così ci sarà la percezione che solo i sistemi meno solidi non siano riusciti a venirne fuori.

Ma siamo proprio sicuri che il monopolio del terrorismo sia veramente in mano all’Isis? Siamo sicuri che tra gli alleati (tra i buoni) non si nascondano dei Califfi col colletto bianco e con identiche manie di conquista? Teorie? Cospirazione? Secondo noi c’è poco da stare sereni.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:23