Gas, il futuro dell’Europa dipende dall’Algeria e Azerbaigian

Il capitolo gas russo è praticamente archiviato. Mosca era considerato fornitore “inaffidabile” ben prima dell’invasione dell’Ucraina. Per queste ragioni, ora si discute del gas proveniente da Azerbaigian e Algeria. L’Unione europea si è rivolta a Baku per raddoppiare la fornitura entro il 2027. Spera di ricevere, entro quella data, 20 miliardi di metri cubi. Attualmente il gas russo copre il 40 per cento del fabbisogno dell’Europa, ma Mosca ha già ridotto (o tagliato completamente) la fornitura a dodici Stati membri. Negli ultimi mesi, le consegne attraverso l’Ucraina sono diminuite di quasi il 30 per cento e quelle effettuate attraverso il gasdotto Nord Stream, che trasporta il gas russo direttamente in Germania sotto il Mar Baltico, sono diminuite del 60 per cento. Attualmente il Nord Stream 1 è fermo per manutenzione programmata almeno fino al 21 luglio, ma nessuno ha la certezza che riprenderà.

Il memorandum d’intesa è stato firmato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente azero, Ilham Aliyev, nella residenza presidenziale di Zagulba, a circa 25 chilometri a nord-ovest di Baku, sulla pittoresca costa del Mar Caspio. L’accordo prevede una tappa intermedia: passare entro l’anno dagli attuali 8,1 miliardi di metri cubi a 12 miliardi. E si riuscirà grazie al Tap, la Trans-Adriatic Pipeline, che rappresenta l’ultima sezione del Corridoio meridionale del gas, e arriva in Puglia.

“L’Italia sarà tra i primi beneficiari di questa operazione perché già ora importa dall’Azerbaigian 6 miliardi di metri cubi di gas (è il terzo fornitore)”, ha spiegato una fonte Ue. “Sono felice di contare sull’Azerbaigian, nostro partner energetico cruciale”, ha commentato von der Leyen, dopo la firma del memorandum d’intesa. Il Corridoio meridionale del gas è lungo 3.500 chilometri ed è entrato in funzione il 31 dicembre 2020 e “vediamo già i vantaggi di questa cooperazione”, ha confermato il presidente azero, Aliyev.

Alimentato dal gigantesco giacimento Shah Deniz II, nella parte azera del Mar Caspio, il Corridoio è costituito dal Tap, la sua ultima sezione, che collega il Gas Natural Transanatolio Pipeline (Tanap) al confine turco-greco a Kipoi, attraversa la Grecia, l’Albania e il Mar Adriatico e termina appunto in Puglia. A meno di due giorni dal suo intervento alle Camere, il premier Mario Draghi non rinuncia a recarsi in Algeria perché la considera un partner “strategico”, a maggior ragione dopo che Mosca ha iniziato a chiudere i rubinetti del gas. Accorcia quindi i tempi e fa una missione lampo, nel solo arco di una giornata. Sul volo di Stato, la delegazione italiana è folta, composta da sei ministri – Luigi Di Maio, Luciana Lamorgese, Roberto Cingolani, Enrico Giovannini, Elena Bonetti, Marta Cartabia – che andranno a siglare ben 15 tra accordi e memorandum d’intesa in numerosi settori, da quello energetico alla giustizia, e perfino in quello del marmo.

Arriva nel palazzo presidenziale “El Mouradia”, passa in rassegna il picchetto d’onore e viene accolto dal presidente Abdelmadjid Tebboune. Ai giornalisti che lo attendono, solo un vago cenno di saluto e poi iniziano i colloqui che si protraggono per due ore. Non è nell’agenda di questo IV vertice intergovernativo, ma la novità più importante verrà formalizzata domani e l’anticipa il presidente algerino nel suo intervento al termine della sessione plenaria.

“Ci sarà un accordo molto importante tra Eni, Total e Occidental”, fa sapere Tebboune, che riguarda un’iniziativa per la quale verranno impiegati complessivamente 4 miliardi di dollari, e che mira a rifornire l’Italia con quantità “molto importanti” di gas naturale. A riprova, come sottolinea Draghi nel suo intervento, che l’Algeria rappresenti un partner “molto importante” per l’Italia, essendo peraltro il primo Paese fornitore di gas. Ma non c’è solo l’energia sul tavolo dei colloqui. Il Paese nordafricano rappresenta anche un prezioso alleato, come spiega Draghi a più riprese, “nella ricerca della pace e della stabilità nel Mediterraneo”.

I due Paesi infatti “continuano a lavorare insieme per la pace” in tutta la regione, e a tal riguardo il capo del governo italiano cita la crisi libica e le “difficoltà” che affronta la Tunisia. E non poteva mancare il passaggio alla sicurezza alimentare. Il premier giudica “incoraggiante” il segnale arrivato dai negoziati in Turchia, e ricorda che l’Italia è sempre stata attiva nell’evitare una “crisi alimentare catastrofica”. Per questo, resta “in prima linea” nello sblocco delle navi cariche di grano attraccate nel Mar Nero. Dopo il vertice al palazzo presidenziale, Draghi interviene poi al Business forum Italia-Algeria, in un grande centro congressi. “Dobbiamo lavorare insieme per rafforzare l’agricoltura e contribuire alla sicurezza alimentare nella regione, oggi minacciata dall’aumento dei prezzi dovuto all’invasione russa dell’Ucraina”.

Aggiornato il 19 luglio 2022 alle ore 13:18