Burocrazia omertosa da “Mamma Rai”

I tamburi rullavano, annunciando il cambiamento (termine che ormai ha soppiantato quello più affascinante di un tempo passato, rivoluzione), la speranza che la buona novella potesse portare a credere in un futuro migliore. L’allora Presidente del Consiglio Mario Monti presenziava nelle cancellerie europee, portando una nuova immagine dell’Italia più sobria e professionale, ricca di millenario splendore, forte della propria storia. Le regole tristi dell’economia risuonavano nelle case degli italiani, dentro le istituzioni più avvezze ad enunciare l’elenco dei diritti, quelli mancati e quelli nuovi, tutti centrali, fondamentali, indilazionabili.

Finalmente nei luoghi deputati al “fare” facevano ingresso i temi della macroeconomia, delle soluzioni possibili con l’aiuto dell’ecometria e della statistica descrittiva. Anche i quotidiani si adeguavano: pagine piene di numeri, schede tecniche, grafici, diagrammi per consegnare ai lettori la prova oggettiva della gravità della crisi, dell’Italia sull’orlo del baratro, della necessità di interventi di alta chirurgia. Anche sulla Rai il presidente Monti decise di mettere mano e nominò presidente della Rai una donna proveniente dalla Banca d’Italia. Persona di spiccato risalto istituzionale, di sicuro curriculum di garanzia, di alto rispetto, particolarmente adatta a mettere ordine in un’azienda frequentata da molti spendaccioni, d’incerta qualità professionale anche sul piano dell’informazione e dell’intrattenimento.

Cambia il direttore generale, dichiarante di molte promesse, di tante buone intenzioni, di progetti, di programmi, di valorizzazione del merito, di decisa lotta alla illegalità, di forte spinta alla trasparenza. Una nuova casa di vetro dove tutto può essere letto, criticato, discusso. Parimenti il Consiglio di amministrazione viene completamente rinnovato con tutti personaggi di massima considerazione e fiducia, belle persone di provata fede per la legalità e la trasparenza, ferventi nemici della inefficienza e della idiozia della burocrazia, nominati per il miglioramento dell’azienda anche sul piano dell’efficienza organizzativa, del taglio degli sprechi, della massima trasparenza appunto.

Purtroppo, ancora sogni rimasti nel cassetto. Ma sorprende che anche nei piccoli comportamenti a costo zero l’azienda Rai è rimasta al passato, quando non è peggiorata. Raccontiamo un piccolo episodio, ma significativo, sul quale questo giornale già il 26 ottobre era intervenuto. Un articolo rimasto nell’assordante silenzio che solo un’azienda con la mission dell’informazione può fare. Un dipendente della Rai, stipendiato anche con i soldi degli abbonati, in forza nelle faraoniche sedi di Saxa Rubra, debitore di consistenti somme nei confronti della moglie separata e del figlio minore, per non essere raggiunto da richieste e notifiche di atti giudiziari, fa in modo di risultare “sconosciuto” nei vari domicili, che opportunamente cambia di continuo.

Tuttavia, proprio per la gioia dei creditori, la Corte Suprema di Cassazione ha sentenziato che il debitore può essere raggiunto anche sul posto di lavoro e obbligato ad onorare i debiti. Ingenuamente la Suprema Corte non ha valutato che la legge è diseguale per tutti, considerato che nell’esecuzione del principio giuridico in Italia è tutto consentito. In data 12.09.2013 è stato richiesto all’Ufficiale giudiziario Unep Corte d’Appello di Roma di notificare al dipendente Rai atto di citazione per risarcimento danni, indicando due indirizzi (dove il destinatario ha dichiarato di dimorare), oltre all’indirizzo del luogo di lavoro (Rai) in Largo Villy de Luca n. 4 (Saxa Rubra). Mentre ai primi due indirizzi ovviamente è risultato “sconosciuto”, nell’indirizzo del posto di lavoro (Rai - Largo Villy de Luca, 4) l’ufficiale giudiziario così dichiara: “non ho potuto notificare in quanto non ho rinvenuto il destinatario né altra persona che abbia accettato di ritirare l’atto”.

Successivamente, in data 6 novembre 2013 è stata ritentata la notifica presso il posto di lavoro, indirizzando l’atto presso l’ufficio del personale della Rai a Saxa Rubra. L’Ufficiale giudiziario così riporta nella relata: anzi non ho potuto notificare in quanto non rinvenuto il destinatario né alcuna persona che abbia accettato di ritirare l’atto. Interpellato l’ufficio personale il responsabile dichiara che l’ufficio non è autorizzato al ritiro, ma occorre rinotificare alla direzione generale dell’ufficio denominato “risorse umane” in viale Mazzini 14”. Così è stato fatto. Il 14 novembre 2013, l’Ufficiale giudiziario così riporta nella relata: “anzi non potuto notificare in quanto il nominativo non inserito l’ufficio risorse umane ove rifiutano la copia dell’atto, ma il dipendente si trova in Rai Sport presso la sede di Saxa Rubra”.

La Rai - mentre con i suoi conduttori a posto fisso, fustigatori dei reprobi e dei furbetti del quartierino (Floris, Fazio, Annunziata, Vespa) - ci conduce sulla retta via, dimostrando che i comportamenti scorretti alla fine vengono sanzionati (come nei film in cui vince l’eroe buono), nelle condotte burocratico-organizzative interne alla struttura si comporta peggio del più irritante tradizionale ministero, impenetrabile dietro l’alibi del segreto d’ufficio. Alla legalità, alla trasparenza, alla casa di vetro si è sostituita l’omertà della burocrazia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:51