Quirinale: similitudini e diversità da Scalfaro a Mattarella

Diamo pur scontato che il grillismo sia un guazzabuglio di ideologia farlocca e di oltranzismo scimunito. E tuttavia, rifacendo il conto alle azioni di Giuseppe Conte – che del Movimento 5 Stelle è il rappresentante istituzionale più alto – la più visibile direzione è verso una sorta di premierato mostruoso che, come ricorda il direttore, è anche funzionale alla diminutio del Quirinale intorno al quale si ordiscono le manovre più furbastre in previsione del nuovo presidente che, tra l’altro, potrebbe essere lo stesso Sergio Mattarella. Il contesto nel quale si muove una maggioranza dove più frequenti si avvertono i richiami imploranti all’unità di Nicola Zingaretti, spiega tali preoccupazioni per la quasi impossibile governabilità del Conte 2, nato senza un vero accordo programmatico, a parte le porte chiuse in faccia a Matteo Salvini, con le sue spallate. Spallate che sono proseguite e continuano tuttora con una costante mobilitazione dell’elettorato in previsione delle vicine Regionali, banco di prova per un probabile successo che dimostri la pochezza dell’attuale maggioranza e la potenza del centrodestra con un risultato che riconfermi come il distacco fra elettorato (Paese) reale sia tanto ampio da rendere Camera e Senato ben lontane dalla vera e concreta rappresentanza degli elettori.

Dal che ne deriverebbe una più forte richiesta al Quirinale di elezioni anticipate nel ricordo di quanto fece Oscar Luigi Scalfaro agli inizi del 1994. Vale la pena ricordare che Scalfaro inviò una lunga lettera ai presidenti di Camera e Senato (il cosiddetto Parlamento degli inquisiti) spiegando le ragioni dello scioglimento sia per i risultati precedenti delle elezioni amministrative sia per i mutamenti delle stesse” realtà politiche organizzate, un divario molto sensibile tra le forze ora rappresentate in Parlamento e la reiterata volontà popolare”. Cosicché, Camera e Senato furono sciolte dalla cosiddetta “dottrina Salfaro” che, tuttavia, fece insorgere i costituzionalisti come un fatto che non doveva costituire un precedente. Stando così le cose e in un contesto come l’attuale di difficoltà di vario genere, nondimeno le spallate di Salvini cesseranno insieme alla richiesta di elezioni, a maggior ragione motivandole, dopo il probabile successo delle Regionali, con loro inevitabilità proprio per il divario col Paese reale altrimenti si compirebbe un vulnus alla democrazia. Il fatto è che dal Quirinale, che non manca mai l’occasione per definirsi il supremo custode della Costituzione, non sono previste scelte in ossequio alla “dottrina Scalfaro” ma, semmai, lettere e incoraggiamenti per la difesa e la salvaguardia della stabilità di un governo Conte, peraltro sempre più incerto e traballante tant’è vero che si mormora di cambiamenti, ma senza crisi, con qualche rimpasto.

La filosofia del quieta non movere, praticata esemplarmente da Zingaretti, sta cominciando a dare contraccolpi e impuntature nel silenzio, per ora, del Quirinale, anche rispetto ad una politica estera la cui debolezza sta rendendo inconsistente la collocazione internazionale del Paese. Ma il silenzio del Quirinale è tanto più assordante quanto più la Costituzione gli affida (Italia Oggi) un “ruolo esplicito e l’Italia appare allo sbando come nella giustizia dove non è più garantita l’autodisciplina che è il fondamento dell’indipendenza della magistratura”. E se nel 1994 c’era il Parlamento degli inquisiti che indipendentemente dal valore della sua maggioranza il capo dello Stato sciolse, oggi c’è il Csm degli inquisiti.

Aggiornato il 09 luglio 2020 alle ore 12:14