Le pseudo riforme del Governo Draghi

La diciottesima legislatura dell’Italia repubblicana non sarà certamente ricordata nei libri di storia come una parentesi gloriosa del nostro Parlamento. Nel Paese che ha inventato il trasformismo l’attuale Aula ha il record assoluto di rappresentanti che hanno cambiato, anche più volte, partito e gruppo parlamentare. Il gruppo misto della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, ovvero il refugium peccatorum dei fuoriusciti, ha raggiunto numeri senza precedenti.

Le alchimie di Palazzo orchestrate dal Presidente della Repubblica hanno reso possibile la creazione di governi lontani dal sentire degli italiani e dal mandato popolare, che hanno sconcertato gli elettori. Ha assunto per ben due governi la presidenza del Consiglio dei ministri – massima espressione del potere politico – un anonimo professore senza alcuna esperienza politica. Sarà ricordato per il lockdown, il continuo ricorso ai Dpcm, l’obbligo delle mascherine in ogni dove, per essersi autoproclamato “avvocato del popolo” (senza alcun mandato professionale) e la storpiatura del suo nome in “Giuseppi” da parte dell’allora presidente statunitense, Donald Trump.

I suoi governi (Conte 1 e 2) hanno lasciato in eredità il reddito di cittadinanza, enorme spreco di pubblico denaro e incentivo al non lavoro e la quota cento per le pensioni anticipate che, con il 2021, ha cessato i suoi effetti. Il Governo di Mario Draghi nato sempre per volontà di Sergio Mattarella è stato un do ut des (fai il presidente del Consiglio pro-tempore e a scadenza del mio settennato ti cederò l’ambita poltrona). Evidentemente Mario Draghi non aveva fatto i conti con un vecchio democristiano di sinistra e con un Parlamento composto da persone che, pur di non perdere l’indennità parlamentare fino al termine naturale della legislatura, avrebbero votato un Governo anche con il diavolo.

Dalla rielezione di Mattarella il “Governo dei migliori” ha partorito una pseudo riforma della magistratura (votata ancora solo alla Camera dei deputati) che, nella sostanza, non cambia nulla. Per il resto è un tirare a campare “per non tirare le cuoia”. Solo un Governo politico, legittimato da un voto popolare, può realizzare vere riforme.

Aggiornato il 04 maggio 2022 alle ore 09:36