Giorgia Meloni attua finalmente la Costituzione

Nel confronto con l’opposizione aperto dal Governo conservatore di Giorgia Meloni sui minimi salariali, la presidente del Consiglio ha chiesto al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), cioè all’organo costituzionale di rappresentanza delle categorie sociali, di intervenire con il suo parere. È una novità, se si pensa che con la sinistra, nella riforma costituzione varata dal Governo Renzi per fortuna bocciata dagli elettori, il Cnel sarebbe stato addirittura abolito.

Prima che gli ignoranti urlino al “corporativismo fascista”, è bene ricordare come per Vittorio Emanuele Orlando il concetto liberale di rappresentanza nazionale implichi la rappresentazione delle componenti della società rappresentata. Il più grande sociologo liberale del primo Novecento, cioè quel Gaetano Mosca tra i primi ad aderire – nel 1922 – al neonato Partito liberale italiano, per questo propose una riforma del Senato in tale senso.

Il Cnel è stato fortemente voluto da Meuccio Ruini, il quale ne affidò, poi, lo studio della legge d’attuazione al consigliere del Senato, Franco Rizzo, allievo di Benedetto Croce. Affrontai l’argomento dell’opportunità di rafforzare, anziché abolire l’organo, all’interno di un convegno sulla riforma costituzionale del dicembre 2011, organizzato da Gaetano Rasi per il suo Centro di studi politici.

Giorgia Meloni, nel suo riformismo pragmatico, se anche ha in testa una più compiuta riforma costituzionale, intanto rimette in funzione le istituzioni esistenti che la sinistra, in passato, ha minato. Perché questa sinistra, nel suo Dna, non mira al colloquio tra le parti sociali, ma allo scontro eversivo. Non ha a cuore i lavoratori ma la rivoluzione, nella quale le maestranze, con le loro famiglie, sono solo carne da cannone.

Aggiornato il 28 agosto 2023 alle ore 10:29