Cristiane pakistane vittime di abusi

Violentata, a turno, per ore da tre giovani, in pieno giorno, in un’abitazione privata. Nessuno la soccorre e vi sono poche speranze che si faccia giustizia. Succede in Pakistan, a Faisalabad, ad una ragazza 16enne cristiana e povera, Shumaila Masih, rapita da tre giovani musulmani benestanti, datori di lavoro della madre, loro donna di servizio.

Questo caso di stupro, balzato all’attenzione dei media, è solo uno dei tantissimi episodi analoghi di una violenza che è sessuale, sociale e religiosa al tempo stesso. E che, sistematicamente, resta impunita. Le statistiche pubblicata dall’associazione Society for the Protection of the Rights of the Child (Sparc), relative ai primi cinque mesi del 2012, spiegano molte cose: nella provincia del Punjab si sono registrati 122 casi di violazioni. Fra questi, almeno 40 a sfondo sessuale, 14 omicidi, 22 rapimenti, 14 pene corporali, 6 matrimoni forzati e 13 morti per mancanza di cure mediche di base.

L’episodio Shumaila Masih risale al 20 settembre scorso, ma la notizia è emersa solo ieri. Sempre nella stessa città, Faisalabad, il 4 settembre scorso, una bambina cristiana di 10 anni era stata violentata da un mercante di 60. Manzoor Masih, 45enne padre della ragazza, giura che «nonostante la povertà, non scenderò mai a compromessi o accordi - con i violentatori della figlia, come dichiara nella sua intervista rilasciata all’agenzia missionaria Asia News. Egli auspica che questi elementi «vengano puniti in base alla legge», perché tutti capiscano che «non è ammissibile assaltare una qualsiasi giovane di un villaggio», solo perché si è più ricchi o potenti.

«Queste persone sono mostri - conclude il genitore - e vanno puniti senza pietà». Secondo Khalid Rasheed Asi, vicario generale della diocesi di Faisalabad, «minoranze religiose ed emarginati sono facili bersagli di ricchi proprietari terrieri nelle aree rurali». «Conosco personalmente la vittima – aggiunge, nella sua intervista rilasciata ad Asia News - perché sono stato parroco nella sua zona, si tratta di una famiglia molto povera, ma ricca nella fede cattolica. Meritano giustizia». Un altro sacerdote cattolico, padre Gill John, della diocesi di Lahore, ritiene che i casi di violenza nel Punjab siano dilaganti.

«La polizia aiuta i colpevoli, con omissioni e lacune nella compilazione delle denunce – dichiarava il sacerdote ad Asia News, l’anno scorso - tali da favorire la loro libertà». Violenti liberi, famiglie delle vittime che vivono nel terrore.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:49