Dazi, il nuovo braccio di ferro fra Stati Uniti e Cina

Donald Trump si prepara alla sfida. Sta per lanciare una nuova ondata di tasse doganali, su un ammontare di 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi. A questo punto, il totale delle vendite cinesi sottoposte alle nuove tasse arriverebbe a 250 miliardi. È stato lo stesso presidente americano a comunicarlo attraverso una nota diffusa dalla Casa Bianca. “Venerdì scorso – si legge nel testo − annunciavo i dazi su 50 miliardi di importazioni dalla Cina. Questi dazi vengono introdotti per spingere la Cina a cambiare i suoi comportamenti scorretti sulla tecnologia e l’innovazione”. Trump si riferisce al furto di know how e proprietà intellettuale. “La Cina – prosegue la nota − ha reagito con dazi su 50 miliardi di esportazioni americane. A quanto pare la Cina non ha l’intenzione di modificare le sue pratiche scorrette, e invece minaccia aziende, lavoratori e agricoltori americani che non hanno fatto nulla di male. Siamo noi in una situazione di svantaggio permanente e ingiusto, che si riflette nel disavanzo commerciale di 376 miliardi. Questo è inaccettabile. Si rende necessaria una nuova azione per spingere la Cina ad aprire il suo mercato”.

La nota si conclude con la decisione sui dazi assunta da Trump. “Ho dato ordine al responsabile del Commercio estero – si legge – di identificare un elenco di altre importazioni dalla Cina per un valore di 200 miliardi annui, a cui si applicheranno dazi aggiuntivi del 10 per cento”. Si tratta di una scena che si è ripetuta più volte. Naturalmente, anche questa volta la Cina adotterà delle misure della stessa entità. Non a caso, il Ministero del Commercio di Pechino, in una nota ufficiale, sostiene che l’iniziativa annunciata da Trump sia un autentico “ricatto”. In realtà, la capacità cinese di reagire si è ridotta notevolmente. In una serie di settori i dazi cinesi sono già da tempo al 25 per cento.

Aggiornato il 19 giugno 2018 alle ore 17:22