La politica europea è morta e neppure quella italiana si sente tanto bene. Abbiamo ancora negli occhi la Comandante Carola osannata al grido di “santa subito” cui facevano da contraltare gli strepiti di sdegno alla volta del Ministro dell’Interno pro tempore accusato di essere un sequestratore, un incivile pronto a speculare sulla vita dei poveri migranti per questioni di consenso elettorale. Fu inutile spiegare che Carola aveva forzato un blocco navale militare italiano speronando la Guardia di Finanza o che l’Europa ci stava prendendo per i fondelli girandosi dall’altra parte sulla questione migranti. Fu inutile spiegare anche che la politica dei porti chiusi non presupponeva che agli immigrati a bordo delle navi non fosse fornita la dovuta assistenza. L’Europa si avventò come una iena sull’Italia rea di belluina crudeltà e la magistratura aprì fascicoli sul Ministro dell’Interno come se piovesse. Poi arrivò la Francia che cacciò gli immigrati a schioppettate a Ventimiglia ma fu subito silenzio imbarazzato anche da parte di quegli scappati di casa che guidano indegnamente l’ inutile Unione Europea. Infine arrivò la presa di distanze del Movimento Cinquestelle e del Presidente Giuseppe Conte che sulla politica dei porti chiusi lasciarono intendere alla Magistratura che fosse tutta colpa del maledetto Ministro leghista il quale seviziò i poveri migranti in completa autonomia al grido di “non passa lo straniero”: loro non c’erano e se c’erano dormivano. E Matteo Salvini si accomodi pure in galera perché è il posto nel quale merita di stare.

Pensavamo che  dalle parti di Bruxelles fossero dei buoni a nulla ma eravamo sicuri che almeno avessero la decenza di mantenere una linea grosso modo coerente o quanto meno non vistosamente discrepante. Ci sbagliavamo: abbiamo ancora negli occhi le motovedette greche che l’altro giorno sparavano smitragliate in acqua alla volta dei migranti lanciati nei barconi contro il nostro continente da quel pazzo di Erdogan il quale ormai reputa troppo basso il pizzo che l’imbelle Europa gli versa ogni anno per evitare che Siriani e poveri disgraziati vari vadano a turbare con la loro straccionaggine lo skyline della mitteleuropa. E abbiamo ancora negli occhi la marina greca che dalle navi militari smanganellava sui disperati alla deriva. Edificante o meno, ci saremmo aspettati una reazione (quantomeno di facciata) delle autorità politiche greche e di quelle europee. È evidente però che in Grecia avranno tanti problemi ma non hanno al potere gente pavida come Giggino Di Maio e Peppe Conte e nemmeno giudici pronti a fare politica: il Presidente Kyriakos Mītsotakīs  ha comprensibilmente sostenuto i suoi ragazzi in divisa e la nazione tutta ha fatto quadrato in quello che è qualcosa più di semplice tensione con il vicino turco.

A questo punto pensavamo almeno che Ursula Von der Leyen avesse riservato alla Grecia un trattamento degno dello sterco scaricato sull’Italia sulla storia degli sbarchi gridando alla salviniana disumanità greca. E invece il rimbrotto, se c’è stato, è stato davvero educato e sommesso ma le dichiarazioni ufficiali sono parse di ben altro tenore: "Grazie alla Grecia per essere il nostro scudo" ha affermato “Sua Maestà la coerenza”. Poi la cara Ursula ha aperto i cordoni della borsa tirando fuori settecento milioni di aiuti ai fratelli greci facendo sapere , per il tramite della Commissione, che “bisogna ristabilire la collaborazione, cercando nuove soluzioni ed evitando passi unilaterali”. Ma non raccontate questa storia a Matteo Salvini.

Aggiornato il 06 marzo 2020 alle ore 13:37