Le mascherine del Belgio finiscono al macero

Non danno una protezione sufficiente. Tre milioni di mascherine arrivate a destinazione a Liegi e subito gettate al macero perché “non rispondono alle esigenze di qualità”.

È bastato un controllo a occhio nudo, e poi ulteriori analisi di laboratorio, a gelare gli entusiasmi. Il danno vero, in realtà, concerne il mancato arrivo di un totale di 8 milioni di mascherine a disposizione di un Paese di 11 milioni di abitanti. La prima doccia fredda, infatti, è di fine marzo, quando una fornitura di 5 milioni di mascherine FFP2 ad alta protezione non è mai arrivata a destinazione, con immancabile scambio di accuse tra fornitore e governo federale. A cui poi si è aggiunta la notizia del 10 aprile dell’ulteriore stop a 3 milioni di materiale sanitario protettivo, per mancanza dei requisiti necessari di sicurezza.

Una “gravissima battuta d’arresto” per la protezione del personale sanitario e dei cittadini, osserva il ministro Philippe De Backer. Nel primo caso, il governo belga accusa la malafede di fornitori “disonesti” che vogliono “trarre grandi profitti dall’epidemia mondiale, abusando dell’emergenza e prendendo in giro la popolazione”.

Il fornitore in questione è Pharmasimple, con base a La Louvière, 50 chilometri a sud di Bruxelles, che il 27 marzo aveva acquistato dalla Turchia uno stock di 3 milioni di mascherine, con la possibilità di arrivare fino a 5 milioni, a patto però che il produttore turco intascasse subito il 50 per cento del corrispettivo dovuto. Nella stessa serata di venerdì, fanno sapere alcuni media locali, il governo belga avrebbe cambiato idea, accusando Pharmasimple di aver violato il contratto, cambiando i termini dell'ordine e pretendendo un pagamento in anticipo convenendo all’accordo che prevedeva la riscossione a merce consegnata. Come riporta la Rtbf, la tivù nazionale francofona, il settimanale Paris-Match ha pubblicato gli ordini di acquisto e alcuni estratti di e-mail che smentiscono la versione del governo. Secondo Pharmasimple, il ministro della sanità Maggie De Block aveva accettato l'idea di un aumento del numero di maschere ordinate e di versare l’acconto prima dell’arrivo della merce. Poi, il dietrofront dell’esecutivo, con un’email comunque garbata e cortese in cui il ministero parla di “nuovi sviluppi”, di aver trovato un nuovo fornitore “affidabile” e decide “di non accettare l’offerta, scusandosi “per l’inconveniente”.

Il problema, si fa notare, è che il presunto nuovo fornitore “affidabile” non ha mai inviato maschere. Rtbf ricorda che Pharmasimple era stata raccomandata dal ministro per le piccole e medie imprese, Denis Ducarme (“è un’opportunità che ho comunicato ai miei colleghi di governo e che ci permetterà di rispondere alla penuria di mascherine”, diceva in un’intervista il 4 marzo). Il ministro De Block per ora non replica a quello che sembra un’evidenza giornalistica a suo sfavore, ma è molto probabile che, una volta terminata la crisi sanitaria, giurano i ben informati, sarà chiamata a rispondere dall’immancabile commissione d’inchiesta che verrà istituita per rispondere alle non poche falle del sistema pubblico di fronte all’emergenza Covid-19.

Aggiornato il 15 aprile 2020 alle ore 12:08