La biodiversità e il ruolo delle tecnologie intelligenti

Quando parliamo di difesa dell’ambiente, non possiamo non considerare il ruolo indispensabile della biodiversità. Quest’ultima è un termometro che misura lo stato di salute della vita sulla Terra ed è fondamentale per il funzionamento degli ecosistemi. Ogni forma di vita ha un ruolo unico e contribuisce alla stabilità e alla resilienza degli ecosistemi. Per esempio, le piante svolgono la fotosintesi e forniscono ossigeno, le api e altri insetti sono importanti per la fecondazione delle piante, i predatori mantengono il controllo delle popolazioni di erbivori, e così via. Purtroppo, le attività umane legate alla deforestazione, all’inquinamento, alla distruzione dell’habitat e allo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, contribuiscono a causare danni alla biodiversità. Da questi fenomeni negativi, è emersa l’urgenza prioritaria di preservare la biodiversità per garantire la sostenibilità ambientale e il futuro del nostro pianeta.

A tal proposito, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha finanziato (per 320 milioni di euro, periodo 2023-2025) l’istituzione del centro nazionale di ricerca dedicato alla biodiversità (Nbfc), con il compito di svolgere un’attività di importanza strategica nell’ottica di contribuire a raggiungere i traguardi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Prima di immergerci nel cuore della rivoluzione tecnologica, è essenziale comprendere il ruolo e gli obiettivi del National Biodiversity Future Center (Nbfc). Situato in Italia, l’Nbfc è una istituzione di riferimento nel campo della ricerca e della conservazione ambientale. Con l’obiettivo di proteggere la biodiversità e promuovere l’uso sostenibile delle risorse naturali, il Centro si impegna in studi avanzati, progetti di conservazione e iniziative di sensibilizzazione pubblica.

In particolare, il National Biodiversity Future Center abbraccia le più recenti innovazioni in campo tecnologico: l’Intelligenza artificiale (Ai) e l’Internet delle cose (IoT). Questi strumenti promettono di trasformare il modo in cui monitoriamo e proteggiamo i nostri ecosistemi. Ad esempio, è possibile ricorrere all’utilizzo di dispositivi IoT avanzati (dotati di sensori) per raccogliere dati ambientali in tempo reale. Questi dati vengono poi elaborati da sofisticati algoritmi di Ai, che identificano modelli, prevedono cambiamenti ecologici e segnalano potenziali minacce alla biodiversità. Non va trascurato il fatto che queste soluzioni consentono a chiunque di poter accedere ai dati raccolti dai sensori, aumentando la consapevolezza ambientale e incentivando la partecipazione attiva nella conservazione della biodiversità e, di conseguenza, al bene comune.

In conclusione, l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale e dell’Internet delle cose nella conservazione ambientale non è più un concetto astratto, ma una realtà tangibile che sta contribuendo significativamente alla protezione della biodiversità. Grazie a queste soluzioni intelligenti, è possibile pensare a una società che si pone all’avanguardia nella difesa degli ecosistemi, dimostrando che la natura (e la sua conservazione) non può prescindere dall’innovazione tecnologica.

(*) Presidente di Ripensiamo Roma

Aggiornato il 21 dicembre 2023 alle ore 12:34