Il terremoto del calcioscommesse

Si parte il 31 maggio e il calcio italiano, ancora una volta alla vigilia di un importante appuntamento internazionale (gli Europei di Ucraina e Polonia) si trova a fare i conti con la giustizia: è questa infatti la data scelta per l'inizio del processo sul primo filone relativo allo scandalo delle scommesse che ha colpito il mondo del calcio. 

Il processo al calcioscommesse al via nelle prossime ore sarà soltanto il primo di almeno due tempi perché il pool del pm del pallone Stefano Palazzi ha deciso di procedere per gradi, lasciando la serie A - e quindi le partite incriminate che, fra le altre, coinvolgono Lazio, Genoa, Lecce, Siena - all'inchiesta già cominciata. 

Così la prima categoria che finirà sotto la mannaia della giustizia sarà la serie B: ben 29 delle trentatré sfide incriminate, infatti, riportano alla luce gare della scorsa stagione del campionato cadetto, ma anche diversi duelli di anni meno recenti (le altre quattro prendono in ostaggio la Coppa Italia, anche quella della Lega Pro).

Prima scossa e primi tremori. I club deferiti lo sono per responsabilità oggettiva o presunta, casi in cui il massimo rischio è quello di una penalizzazione in punti. L'eventuale sanzione dovrà seguire il principio dell'afflettività: si applica sulla classifica del campionato in corso se in grado di incidere sul piazzamento finale (toglie un traguardo raggiunto), viene erogata per la prossima stagione nel caso in cui i punti in meno non privassero il club penalizzato di un obiettivo concreto raggiunto che possa essere la salvezza, la promozione, un posto per i play-off o play-out. Insomma tutte, ma proprio tutte tremano, tutte ma proprio tutte sperano. Quasi la totalità dei deferiti, e quindi delle società, si troveranno a processo perché gli investigatori federali hanno ritenuto «molto credibili...» gli interrogatori dell'ex difensore del Piacenza, e grande pentito, Carlo Gervasoni. 

Così, per i tre club di A coinvolti (per ora), il Novara lo è soprattutto per la figura del suo ex attaccante Bertani, l'Atalanta (già penalizzata in questa stagione di 6 punti) per il ruolo svolto da Doni e il Chievo per la gara di Coppa Italia proprio contro il Novara e vinta per 3 a 0. Ma la posizione dei veneti è più leggera: viene contestata la responsabilità presunta, non quella oggettiva e sostanzialmente rischiano poco o nulla dal punto di vista disciplinare. È sempre Gervasoni a strattonare nel cuore dello scandalo la truppa di formazioni di serie B - addirittura sarebbero state deferite sette delle prime otto in classifica - e sarà ancora Gervasoni a mettere nei guai, per l'accusa sportiva, tutti coloro che finiranno al centro del prossimo processo.

Il pool di Palazzi ha fissato il primo confine. Presto ne seguiranno altri per quella che si annuncia come una lunga estate di procedimenti davanti ai giudici dei due gradi della giustizia sportiva. 

Nelle prossime ore, il procuratore della Federcalcio chiuderà il cerchio con gli ultimi atti in arrivo dalla procura di Cremona e con i primi da quella di Bari dove, nel mirino, c'è il club del capoluogo pugliese e le rivelazioni dell'ex giocatore barese Andrea Masiello. 

Adesso a tremare è soprattutto la B, presto toccherà al campionato delle big con le classifiche appese a quelli che appaiono come ribaltoni annunciati: insomma i playoff della serie cadetta che partiranno la prossima settimana rischiano di risultare inutili. 

Nei giorni scorsi, intanto, l'Associazione italiana calciatori ha reso pubblico un video "crudo" di 13 minuti per sensibilizzare i giocatori professionisti. Dopo averlo mostrato a tutti i giocatori professionisti in un giro attraverso tutti i club di serie A, B e Lega Pro, l'Aic ha deciso di rendere pubblico il contenuto della nuova campagna video contro il Calcioscommesse.

A rendere particolarmente crudo il video lanciato dall'Aic - contenente diversi contributi del procuratore federale, Stefano Palazzi - è un'intervista ad un giocatore, che ha voluto restare anonimo (facendosi riprendere di spalle) e che ha spiegato come è finito nella trappola del Calcioscommesse. 

«A due giornate dalla fine del campionato - racconta il giocatore, con accento toscano - ricevo una telefonata da un calciatore che conoscevo perché ci avevo già giocato contro. Noi eravamo salvi e affrontavamo una squadra sotto di noi in classifica. Lui non faceva parte di questa squadra, ma mi disse che c'erano dei soldi da prendere se avessimo perso la partita. Io dissi subito di no. Lo dissi solo al mio procuratore, ma si decise di restare in silenzio senza denunciare». 

Poi, un anno dopo, gli arriva un'altra telefonata, sempre dallo stesso calciatore: «C'era da pareggiare - spiega il calciatore - eravamo a metà campionato, la società non pagava gli stipendi da tre mesi, stavolta ho parlato con due e tre compagni, si veniva da due sconfitte, e si decise di accettare. Prendemmo i soldi e da lì è cominciato tutto, e non sapevo più come tirarmi fuori». 

Poi, dopo la denuncia, il calciatore anonimo viene chiamato dalla Procura e crolla. «Sapevano tutto di noi, e, non so per quale motivo, mi sono lasciato andare - continua - e gli ho raccontato tutto. Se tornassi indietro non lo rifarei, sono rovinato, mi vergogno perché ho tradito i miei compagni, i miei genitori e mio figlio».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:08