La messa cantata   di Matteo Renzi

Chi prende in giro non le Regioni (in senso istituzionale), ma gli italiani, è proprio lei caro Matteo Renzi. Tagliare infatti i fondi agli enti locali, sapendo bene che questi dispongono di autonomia per rivalersi nei confronti dei cittadini, è ridicolo, sbeffeggiante, esasperante. Non c’è taglio che tenga se non è accompagnato da un divieto o da una sanzione dura, così come le leggi che non avrebbero senso se non ci fosse una pena collegata alla trasgressione.

È questo il motivo per il quale da tempo diciamo che i tagli fini a se stessi non funzionano se non inseriti in una strategia di revisione della spesa molto più profonda ed articolata. Se tutto dovesse restare così, il precipitato sarebbe un nuovo aumento delle addizionali a carico della gente. Non funziona caro Premier, non funziona proprio e lei lo sa bene, ecco perché ci prende in giro e lo fa ripetutamente, perché anche la cifra dei risparmi è un’altra balla lunare.

Risparmiare 16 miliardi, quando Carlo Cottarelli insegna che si fa fatica a recuperare enormemente meno, è impossibile. Il solito modo politico di prendere tempo e allungare il brodo fino alla successiva nota di aggiustamento, che in questo caso sarà pesantissima. Lei, caro Renzi, sta guadagnando tempo per restare in sella, sperando che qualche stellone riesca ad aiutarla in corso d’opera.

Peccato che da tanto i miracoli in economia, specialmente in Italia, non si vedano e l’unico vero miracolo è quello della pazienza di un Paese che continua ad essere flagellato di tasse, di scandali, di malapolitica, di ipocrisie e promesse inutili. Ancora una volta nella finanziaria come sempre si adotta la pratica della carota e del bastone, ma altrettanto come sempre la carota è un’ostia ed il bastone una quercia secolare. Per questo, signor Presidente del Consiglio, non bisogna prenderci in giro. L’Italia è malata di un male profondissimo, diffuso e totale, un male che è arrivato ovunque.

È questa la ragione per la quale è in corso il più grande conflitto fra cittadini e istituzioni, Stato e contribuenti, amministrazione e popolo. Solo lei, Primo ministro, può credere che la si creda, non s’illuda dei complimenti di Giorgio Squinzi, i milioni di associati lo faranno ragionare, la medaglia del Governo, come tutte, ha due volti: da una parte un sorrisino accattivante, dall’altra un faccione con enormi denti da vampiro. Non abbocchiamo noi e con tutta probabilità non abboccherà l’Europa, ecco perché Pier Carlo Padoan ha previsto salvaguardie succhia sangue.

Ci avviamo a mesi difficilissimi e gli smottamenti così forti dei mercati ce lo annunciano e se, forse, non basterà più nemmeno Mario Draghi, figuriamoci caro Renzi le sue conferenze stampa. Tutto cambierà e radicalmente, il patto, l’Europa e con probabilità la moneta, che per come è stata impostata, da sogno, si è trasformata in incubo. La Germania lo sa, lo ha capito e forte dei vantaggi sulla pelle degli altri sarà la prima ad aprire le danze del cambiamento, del resto dietro i crolli di borsa di questi giorni, chissà che non ci siano proprio le banche tedesche. Siamo insomma all’ultimo giro ed il gruppo si sgrana in vista del traguardo, potevamo stare meglio, ma da Mario Monti in giù ci hanno sbattuto in coda ad annaspare di brutto e solo uno sprinter dal colpo di reni fatale potrebbe farci risalire. Da quel che si vede, quello sprinter non si chiama Renzi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:19