Un buonismo pro domo... loro

L’altra sera Renzi, nell’ormai tradizionale appuntamento serale con i telespettatori, ha anticipato che per i corrotti non ci sarà più nulla da fare. Il suo Governo, infatti, avrebbe proposto (così come poi ha fatto) l’aumento delle pene minime carcerarie portandole da 4 a 6 anni (dazio ai giustizialisti) e l’allungamento dei tempi di prescrizione (dazio ai Magistrati fannulloni). Non credo che i corrotti si siano impauriti per le dichiarazioni del premier anche perché i corrotti non pensano mai alle conseguenze penali essendo sicuri di farla franca. E’ chiaro, quindi, che il premier non essendo un ingenuo non parlava ai questi soggetti ma parlava ai cittadini che, secondo lui, si accontentano di poche parole per andare a letto tranquilli.

Questa verità, oltre a dimostrare la scarsa considerazione che il premier ha del popolo italiano, fa vieppiù emergere la debolezza politica del premier che punta tutto sull’apparire più che sull’essere teso com’è a non farsi travolgere dal fango che l’inchiesta Mafia-Capitale sta provocando facendo finalmente scoprire, al grande pubblico, quanto fosse falsa la cosiddetta ‘diversità’ berlingueriana e la questione morale che l’accompagnava. Di volta in volta lo scudo, per difendersi e mantenere immacolata l’immagine, è stato quello di parlare di compagni che sbagliavano, di mele marce da scartare, di fatti isolati ed episodi marginali che non potevano scalfire per nulla l’integrità della loro diversità.

Altri tempi. Se qualcuno aveva pensato, anche stavolta, a far ripartire la giostra essa è andata in tilt quasi subito e il cortocircuito è arrivato dagli Auguri che Buzzi fece per il nuovo anno, il 2013. Auguri che svelano a quanto serviva il ‘buonismo sinistro’ (aggettivo che calza a pennello stavolta) perché Buzzi invia l’SMS che testualmente dice: «Speriamo che il 2013 sia un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l'erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale». Un buonismo da utilizzare per arricchirsi e trasformando la ‘Cooperativa 29 giugno’ in una vera cassa per finanziare le iniziative dei ‘compagni’ che, quindi, acconsentivano a non usare gli occhi accettando di farsi bendare.

Non si sa quanto Renzi conosca la quantità e la consistenza del fuoco che cova sotto la cenere, ma deve essere veramente spaventato se, invece di fare, com’è suo uso, spallucce e liquidare tutto con qualche battuta ad effetto, ha deciso di cavalcare l’onda emotiva dell’opinione pubblica con accenti alti come gli permette la sua predisposizione genetica al peronismo, anche se fiorentino, per tranquillizzare l’opinione pubblica, tentare di chiudere la partita con gli avversari interni che affiorano abbondantemente dalle carte dell’inchiesta ed evitare che la vicenda possa determinare nuove elezioni a breve nella capitale d’Italia.

Se però l’assenza di decisioni sul come e quando rimuovere realmente le cause che determinano la corruttela va ascritto a probabile incapacità di gestire la partita, la difesa di un Sindaco ormai logorato e impresentabile risponde alla vecchia massima condensata nel ‘Parigi val bene una Messa’. La scelta, infatti, di Ignazio Marino di restare incollato alla poltrona, col sostegno del premier, non innesca la verifica sul consenso a Renzi che può continuare a sventolare il 41% ottenuto dal PD alle europee (frutto del massiccio astensionismo), e il 2 a 0 realizzato nelle recenti elezioni regionali che è frutto anche di altre cause.

Ma il film non è ancora giunto ai titoli di coda. Basta saper attendere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:05