Cara Befana parla con Babbo Natale

Il 2014 si chiude così come si era aperto, all’insegna della ipocrisia e della confusione. A gennaio si iniziò con “Enrico stai sereno”, oggi si va spegnendo con i commenti rituali all’annuncio di Napolitano, con i titoli su un piano Juncker che allo stato delle cose è solo virtuale, e con la previsione di un 2015 certamente positivo. Questa è la nostra politica, questa è la storia di un teatrino che non muore mai.

Se poi è lo stesso Presidente della Repubblica a dirci, preannunciando le dimissioni, che Renzi non aveva alternative, possiamo capire il vuoto e la mediocrità che attanagliano il Paese. La realtà è molto diversa. Non bastano gli scandali vergognosi che si moltiplicano a go go per chiederci scusa; non bastano gli indicatori pericolosi di un Paese che precipita per modificare gli interventi di politica fiscale; non bastano le piazze e le periferie per farli riflettere. Non basta niente, continuano imperterriti e spavaldi come se nulla fosse.

Del resto, dall’alto di stipendi sicuri e pesanti di una classe politica, dirigente, burocratica, non si può capire l’ansia e la paura di un popolo inginocchiato e piegato da colpe che non ha. Vanno in televisione a fare passerella annunciando a vanvera, illustrano successi fantasma, soffrono di allucinazioni, ma intanto il Pil arretra, la disoccupazione aumenta, il debito sale, le tasse perseguitano tutto e tutti. Insomma, così come il piano Juncker, offrono il virtuale per reale, il presunto per fatto, le chiacchiere per soldi in cassa. Del resto se non ci fanno votare non è certo per la stabilità, ma solo per la paura che la gente li punisca con un voto alternativo che li metta fuori gioco.

Il 2015 si aprirà con le consultazioni per il nuovo capo dello Stato e già lì ne vedremo delle belle e capiremo quanto abbiamo a cuore le ansie della gente. Di tutte le previsioni fatte da Renzi dall’inizio del mandato non se ne è realizzata una. Le riforme restano impantanate, il Patto del Nazareno viene speso per tutto, addirittura il Santo Padre viene tirato in ballo. Insomma, sembra di essere a giochi senza frontiere.

A Babbo Natale abbiamo già scritto, oggi per sicurezza scriviamo anche alla Befana. Cara Befana, il carbone in quantità industriale che tieni in dote portalo a loro, alla politica e ai politici, e aggiungici qualche pozione che li faccia rinsavire e qualche dose di umiltà sciroppata, per non essere parsimoniosa metti pure nella calza qualche libro di politica economica affinché apprendano. Grazie.

A noi invece, cara allegra e vecchia signora, portaci solo un biglietto della lotteria della speranza e mettici una buona parola perché esca, tanto ci basterebbe se fosse vero, e noi speriamo che lo sia.

Babbo Natale e la Befana, torniamo bambini e ci affidiamo a loro, una metafora bella, antica e suggestiva per continuare a non mollare. Del resto una nostra virtù caratteriale, che nessuno può discutere, è quella di preferire ad una fine senza impegno, solo e sempre, un impegno senza fine.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:03