Niente vacanze per i giudici

Ma i giudici quanto pensano stiano in vacanza i liberi professionisti italiani? Non certo un mese e mezzo.

Un libero professionista in Italia si fa un “mazzo tanto”, nel senso che non finisce mai di lavorare, neanche la settimana o al massimo due di vacanze. E anche in quel periodo, il libero professionista rimane con il cellulare in mano, pronto a scattare in caso di necessità, cioè di guadagno. Sembra che i giudici in Italia siano convinti di essere impiegati delle poste, o insegnanti della scuola pubblica, stipendiati dallo Stato Pantalone, e loro che fanno poco o niente. L’arretrato, cari giudici? Di chi è l’arretrato? Chi se ne deve incaricare? Di chi è il problema? Tutti irresponsabili, tutti autoassolti, tutti a badgiare e a ricevere l’obolo assistenziale a fine mese. Obolo a spese dei cittadini italiani, con le nostre tasse, noi siamo i reali datori di lavoro di questi giudici perché fruitori del servizio giustizia loro delegato. Invece non esiste nessuna loro responsabilità, nessun loro controllo, nessun loro merito, tutta la loro carriera è in progressione e dotata di stipendio fisso in crescita. Si tratta, oggi, di un corpo impazzito e fuori dalle regole lavorative comuni, con molto tempo a disposizione da perdere o da investire in altro.

Perché i giudici assediano i ministeri pubblici, invece di fare il loro lavoro? Perché insegnano? Perché vanno a parlare, politicizzati e non, ai convegni? Perché sono nelle istituzioni pubbliche? Perché in televisione, nei circoli, sui giornali? Il posto dei giudici non è quello, ma nel chiuso della propria stanza a meditare e riflettere sulla gravità di ciò che sono chiamati a decidere, su ciò che devono sentenziare. Perché Piero Grasso è potuto diventare presidente del Senato della nostra Repubblica e ora financo supplente Presidente della stessa? Il lavoro delle sentenze di Piero Grasso chi lo fa? Chi lo sta facendo? E Raffaele Cantone? Chiamato a stabilire corruzione e moralità pubbliche, perché non è a fare il lavoro per cui dovrebbe essere stato scelto e selezionato? Perché i giudici scrivono libri? Forse potrebbero, una volta in pensione, con tanto tempo a disposizione, ma, mentre esercitano la delicata funzione del giudizio, dove possono trovare il tempo? Come possono avere il tempo che serve per scrivere romanzi?

I nostri cari giudici erogano giustizia al di fuori della legalità, quella che vale per tutti. Vacanze a volontà, diritti inalienabili, privilegi di casta ineguagliata, assoluti.Il nostro sistema ha creato un mostro, la giustizia italiana: un carico mastodontico, insolubile, una massa di soggetti molto bene stipendiati pieni di pretese e ambizioni e ben lontani dal volere fare seriamente e coscienziosamente il lavoro che hanno voluto e scelto. Nessuno controlla i giudici che sono di fatto all’arrembaggio dello Stato. Il fronte su cui è necessario intervenire è quello del funzionamento del sistema giudiziario, che oggi non è in grado di lavorare a dovere, dunque va riformato con la creazione di mille e mille possibilità di giustizia alternativa di tipo mediativo, conciliativo, arbitrale, eccetera, diminuendo progressivamente i giudici pagati dallo Stato a poche unità incaricate di un unico filone di giustizia ordinaria.

Il governo Renzi sta andando al contrario dall’altra parte, cioè assume e continua a caricare lo Stato, cioè noi, di altri giudici stipendiati a vita dalla collettività. La strada da seguire è invece quella della progressiva privatizzazione della nostra giustizia, e sopravvivenza di poche figure dedicate al canale ordinario da assottigliare e cui fare accedere pochissime cause, a fronte di pochi giudici, incaricati per lo più a tempo determinato. Piero Grasso alla temporanea Presidenza della Repubblica, Mafia Capitale e prima Mani Pulite dimostrano che, non solo la nostra giustizia non è in grado di fermare malaffare e corruzione, tangenti, mazzette e criminalità , ma anche e soprattutto dimostra che, lungi dall’ avere fatto e fare tuttora il proprio lavoro nel chiuso delle proprie stanze (e coscienze), la categoria giudicante, scevra di ogni ammissione di responsabilità riguardo al proprio non lavoro e ai fallimenti passati, è rimbalzata intenzionalmente all’arrembaggio dello Stato italiano, incurante di distruggerlo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:24