Giudici responsabili come i medici

Bisogna dare vita alla responsabilità del giudice tale e quale alla responsabilità del medico. Normalizzare la professione dei giudici, oggi strapagata e ricca di privilegi ingiustificati. Sono proprio i giudici, infatti, a delimitare i contorni della responsabilità delle altre professioni. Si pensi alla responsabilità medica che proprio i togati hanno “disegnato” a favore del cittadino italiano: il paziente. Essi tuttavia faticano a creare i contorni della propria responsabilità. Prevedono e creano quelle di tutti, tranne la propria.

È il momento di stabilire al pari della responsabilità degli automobilisti, dei medici, dei giornalisti (e ci vorrebbe anche la responsabilità dei politici), la responsabilità dei giudici. I magistrati di fatto possono oggi stabilire i contorni della propria responsabilità e gli sparuti casi al Consiglio Superiore della Magistratura dimostrano che i limiti non esistono e che si autoassolvono molto facilmente (il Csm è composto da giudici che per lo più assolvono altri giudici, cane non morde cane). Non è sufficiente per niente la deontologia che ogni giudice dovrebbe rispettare e dare a se stesso, perché la nostra giustizia è stracolma di parzialità, arbitrarietà e consente favoritismi. È necessario cioè oggettivizzare la professione del giudice nell’interesse di tutti.

Si prendano quindi ad esempio i medici che hanno il cento per cento di possibilità di finire in tribunale e pagano minimo ventimila euro l’anno di polizza per assicurarsi. Sono in tutto uguali ai magistrati, dato che il lavoro è allo stesso modo ad alto rischio. Come si tutela il paziente, è necessario tutelare allo stesso modo il “paziente” della giustizia. Come per i danni biologici, morali, esistenziali, patrimoniali e non patrimoniali le assicurazioni “quotano” il valore e conseguentemente l’entità del risarcimento, allo stesso modo deve essere fatto per il danno del giudice e di giustizia in generale. Il medico opera in sala operatoria coperto da assicurazione e non sarà minore la sua serenità nell’operare, allo stesso modo del giudice assicurato che non sarà meno sereno nel sentenziare.

La buona giustizia passa dalla responsabilità del giudice, che, oggettivizzata, apre le porte alla privatizzazione e al buon mercato.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:27