Subito la riforma della giustizia

Consiglio al ministro della Difesa, Guido Crosetto, di parlare direttamente con il presidente pro tempore della Repubblica Sergio Mattarella riguardo gli incontri e le “cospirazioni” dell’associazione di alcuni giudici politicizzati, nota come “Magistratura democratica”. L’associazione non muove passo senza suggerimento e assenso dell’attuale capo dello Stato. Alcuni giudici, dai tempi di Tangentopoli, si sentono e sono legibus soluti perché, a proteggerli dalle regole, ci pensa il Quirinale. Si riuniscono per darsi manforte a vicenda, per occupare e dividersi i posti del potere – politicizzato – nella giustizia. E da lì comandare fare il buono e cattivo tempo, senza alcuna legittimazione popolare, senza mandato, senza elezione, senza consenso.

Si tratta di una cellula “impazzita” di non giustizia che, approfittando del ruolo e della sua funzione, usurpa il potere di chi è stato eletto. Le associazioni dei magistrati vanno abolite perché commettono dei danni. L’elezione diretta del capo dello Stato ci potrebbe dare presidenti della Repubblica forse impresentabili ma eletti, quindi scissi dai legami con i giudici che, spesso, non sono altro che la longa manus del potere “abusivo” dei non eletti. Anche la giustizia, senza questo legame del capo dello Stato esercitato tramite il Consiglio superiore della magistratura, ne beneficerà per imparzialità e equidistanza. Finché non si spezzerà questo legame, non ci sarà mai giustizia in Italia, bensì una sorta di non-giustizia discrezionale ad appannaggio di qualche toga.

Il ministro Crosetto, oltre a “fare tana” a Mattarella e ai giudici politicizzati, deve sollecitare il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, da cui si aspettava e aspetta molto di più. Crosetto faccia coraggio a Nordio, perché porti dei risultati sulla giustizia. Si tratta del nodo fondamentale, sciolto il quale il Paese potrà cominciare a correre economicamente. Finché siamo come siamo, si va sempre più allo sprofondo. E come diceva il compianto Antonio Martino, il fondo non esiste. Quindi, per l’Italia, aivoglia a sprofondare.

Aggiornato il 29 novembre 2023 alle ore 14:31