Calcio, è “Parmacrac”

È fissato per oggi l’interrogatorio di garanzia di Giampietro Manenti, proprietario del Parma finito in carcere su richiesta della Procura di Roma per concorso in tentativo di reimpiego di capitali illeciti. Secondo quanto si è appreso, l’atto istruttorio si svolgerà a Milano dove l’imprenditore è detenuto da mercoledì. Secondo l’accusa, Manenti stava cercando di incamerare 4,5 milioni di euro da un gruppo di malviventi che frodavano le banche grazie ad alcuni hacker e decine di carte di credito fasulle. Gli accertamenti della Guardia di finanza sono coordinati dai procuratori aggiunti Nello Rossi e Michele Prestipino.

Spuntano anche legami con uomini legati alla ’ndrangheta nell’indagine che ha portato all’arresto del presidente del Parma calcio, Giampietro Manenti. Nell’ambito della stessa indagine, arresti e perquisizioni sono state effettuate in diverse città italiane su provvedimento della Procura di Roma. In manette anche alcuni dipendenti della Ragioneria dello Stato. Complessivamente sono 22 i soggetti destinatari delle misure cautelari e una sessantina le perquisizioni.

Dall'indagine, emerge che decine di milioni di euro sono tati “rubati” a banche estere e contatti con uomini della ’ndrangheta. Il secondo filone di indagine dell’operazione della Guardia di finanza di Roma, chiamato “Oculus”, ha individuato un pericoloso gruppo criminale che compiva in Italia e all’estero frodi informatiche, usava carte di pagamento clonate, reimpiegava capitali di provenienza illecita, e riciclava e autoriciclava soldi. Il tutto aggravato dal metodo mafioso. Uno degli episodi contestati è il tentato reimpiego in concorso con il patron del Parma, Manenti. Il secondo episodio ha riguardato l’accesso degli hacker al server di una banca svizzera con trasferimento di 5 milioni di euro a una società spagnola riconducibile a un commercialista di Grosseto, Guido Tori, arrestato. In questo caso è emersa la presenza di soggetti legati alla ’ndrangheta, Michele Fidale e Ilario Ventrice, intermediari con precedenti per associazione mafiosa. Il gruppo criminale stava cercando di finalizzare altri due clamorosi trasferimenti di fondi per via informatica, per 10 milioni di dollari e dopo 3 giorni di altri 30 milioni di euro da una banca svizzera a un altro Paese europeo. Di qui l’accelerazione dell’indagine della Finanza e gli arresti per impedire il compimento di queste operazioni illecite compiute dagli hacker. La Guardia di finanza ha eseguito perquisizioni anche nella sede della Ragioneria generale dello Stato a Roma. Le 22 misure cautelari riguardano indagati, a vario titolo, di associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate, riciclaggio e autoriciclaggio aggravato dal metodo mafioso.

“Ogni giorno prendiamo bastonate in faccia come tifosi, città, squadra. Mi auguro che prima o poi tutto questo finisca perché onestamente non ne possiamo più″. Lo ha detto il capitano del Parma calcio, Alessandro Lucarelli. Sarà difficile giocare? “È tanto che è difficile giocare, non è ora. È tutto uno schifo. Non ho niente da dire nel senso che prima vorrei capire bene quali sono le motivazioni, se c'entra o non c'entra il Parma. Non mi sento di fare altre dichiarazioni - ha aggiunto Lucarelli - È da novembre che è difficile giocare per tutta una serie di motivazioni, andiamo avanti per le persone che abbiamo dietro ma verrebbe voglia di chiudere tutto una volta per tutte, perché sta diventando una farsa. E dico questo con tristezza”.

Il gruppo criminale sgominato dalla Guardia di finanza ha tentato di mettere a disposizione del patron del Parma Manenti 4,5 milioni di euro attraverso “provviste finanziarie su carte di credito clonate attraverso l'uso delle somme in operazioni commerciali come sponsorizzazioni, gadget e abbonamenti allo stadio”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino. L’operazione di riciclaggio non è andata a buon fine per problemi tecnici e a quel punto sono intervenute le Fiamme gialle.

Intanto è stata depositata dal giudice Pietro Rogato la sentenza di fallimento del Parma Fc. Nominati anche due curatori fallimentari: i commercialisti parmigiani Angelo Anedda ed Alberto Guoiotto. A gestire il Parma saranno ora due esperti del settore fallimentare come Angelo Anedda e Alberto Guiotto, nominati dal tribunale curatori fallimentari. Il primo è il presidente dell'ordine dei commercialisti di Parma, ha ricoperto spesso il ruolo di curatore fallimentare, commissario giudiziale e liquidatore ed è stato anche assessore al bilancio del comune di Parma. Grande esperienza anche per Guiotto, già curatore speciale per la Parmalat nella vicenda Lactalis.

I debiti complessivi del Parma ammontano a 218.446.754,61 euro, con un patrimonio netto negativo di 46.696.901 euro. È il dato contenuto nella sentenza di fallimento del club ducale pubblicata nel primo pomeriggio di ieri dal Tribunale di Parma. Secondo le informative depositate dalla Finanza lo scorso 16 e 17 marzo, il Parma Fc ha pure, scrive la sentenza, “un ingente debito sportivo (stimabile allo stato in euro 74.360.912 di cui 63.039.920 nei confronti dei calciatori tesserati, salvi ulteriori e più approfonditi accertamenti”. Per questo motivo, ha concluso il giudice Rogato, “lo stato di insolvenza appare conclamato e irreversibile”.

Il capitano del Parma, Alessandro Lucarelli, fa parte del comitato dei creditori del fallimento del Parma Fc insieme alla Colser scrl e alla Iren Mercato Spa. Avrà così un ruolo da interlocutore verso i curatori. Nella sentenza si fa espressamente riferimento anche alla delibera del 6 marzo della Lega Calcio, che “ha rappresentato la propria disponibilità a valutare iniziative che possano consentire al Parma calcio di proseguire il campionato in corso sostenendo, con interventi da concordare con gli organi della eventuale procedura fallimentare, la fattibilità dell’esercizio provvisorio”.

 

Aggiornato il 05 marzo 2019 alle ore 17:51