Tutto sbagliato, tutto da rifare

Perché Lupi sì e gli altri no? Un brutto affare che grida vergogna, un’opaca storia all’italiana che ci conferma quanto siamo lontani dal diritto, politico ed istituzionale.

Sia chiaro, Lupi non poteva non dimettersi di fronte a tante strane coincidenze, non esiste presunzione d’innocenza che tenga, in certi posti serve la totale trasparenza, l’esempio e soprattutto lo stile. Dunque per il ministro resistere e restare sarebbe stato controproducente, miope ed azzardato, ma insieme a lui dovevano uscire gli altri, non pretenderlo è stato il segno della nullità di Alfano e di tutto il Nuovo Centrodestra. L’errore infatti, non è di Renzi, che pone e dispone a suo piacimento, ma della corte che lo serve e gli obbedisce, terrorizzata di perdere la propria poltrona ed il potere.

Mollare Lupi al suo destino per il Ncd è una sconfitta politica totale; in questi casi o tutti o nessuno, non esistono mezze misure ed è inutile che Alfano insista sull’importanza di essere al Governo, i fatti dimostrano ampiamente che non conta nulla.

Detto questo, resta lo schifo di un sistema che non muore mai, di una rete occulta di potere che usa i nostri soldi a suo piacere, che trucca ed organizza come vuole, che impone amici senza pudore, che spende e spande senza ritegno. Altro che rottamazione, quale #volta buona o cambiamento di verso, siamo impantanati come sempre dentro il gorgo di una politica incapace, mediocre, piccola ed in larga parte disonesta. Solamente negli ultimi mesi, si sono susseguiti una girandola di scandali e malaffare: Mose, Expo, Mps, Mafia Capitale ed ora Grande Sistema, che avrebbe distrutto ogni governo e portato il Paese alle elezioni. Da noi invece si sorride, si cambia un ministro e si va avanti più spavaldi di prima.

Come se non bastasse, queste inchieste sono all’inizio e dove porteranno non si sa, la sensazione è brutta, puzza di bruciato, di qualche cosa che bolle in pentola, obbligando la politica a strisciare sui muri priva di forza e di autonomia. In questo quadro buio e polveroso, il Premier anziché chiedere scusa alla gente, cercare di ridurre i sacrifici, pacificare fisco e cittadini, allentare la morsa di Equitalia e delle tasse, sbeffeggia D’Alema, la minoranza e i dissidenti e se ne infischia di loro e della gente.

Servirebbe il capo dello Stato, un suo intervento, la sua voce, un richiamo forte ed assoluto al rispetto della carta e del diritto; per questo è stato eletto e acclamato, per poterci dare sicurezza. Siamo nell’occhio del ciclone e non è vero che tutto giri bene come ci dicono, la ripresa vera è una chimera ed i segnali sono appena lumicini e non certo fari abbaglianti che illuminano l’Italia.

Del resto basterebbe guardare i numeri per capire, la spesa sale ma non sale il Pil, il debito sale ma non salgono i consumi, sale la liquidità data alle banche ma non quella erogata ai cittadini. Non ci si illuda degli annunci, con lo zero virgola qualcosa non cambia niente, per respirare servirebbe almeno il 2 per cento, un debito in discesa e meno tasse.

Girando per l’Italia tira una brutta aria, di sofferenza e di malcontento, non rendersene conto è demenziale, è una dimostrazione di impotenza e supponenza che rischia di incendiare tutto e tutti. Non cogliere lo sforzo di Draghi, il cambio favorevole dell’euro, il costo del petrolio così basso, intervenendo sul fisco, credito e semplificazione in modo forte e coraggioso, sarebbe davvero folle e dissennato. Ormai ripetiamo continuamente, come un disco rotto, che serve la pace tra Stato e contribuenti, bisogna riportare la fiducia nel Paese, e cacciare una classe dirigente che ci ha condotto alla rovina; occorre mandare a casa quei burocrati che hanno dilapidato un patrimonio, serve di chiedere scusa per gli scandali ed infine serve di votare per avere finalmente così un Premier, una maggioranza ed un governo eletti dalla gente e non dal palazzo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:28