Il triangolo di Renzi

Dopo un anno e passa di governo di Renzi si è capito di tutto e di più. Al netto delle ridicole smargiassate che la sua mediocrità gli impone, la linea di condotta è stata quella del triangolo, Germania, Banche, Confindustria. Con la Merkel, infatti, è stato prono ed obbediente, ha garantito tutto uccidendo di tasse gli italiani, salvo l’imbroglio degli 80 euro, offrendo alla Cancelliera per un verso il rispetto dell’austerity, per l’altro un insieme informe di provvedimenti confusi e parziali che ha spacciato per riforme uniche e straordinarie. Del resto sia chiaro, alla Merkel, delle riforme in Italia non le frega un tubo, per lei quello che conta è il rispetto dei vincoli e di quanto con questo ci guadagni la Germania.

Il Premier dunque, dopo essersi appecoronato al Reich, è passato a Confindustria, il Napoleone fiorentino infatti, sa bene che il sostegno dei grandi in tutti i sensi in Italia conta eccome, per questo si è fatto dettare da loro il testo del jobs act in cambio di applausi e di supporto. Del resto che il provvedimento sia utile solo ai grandi, è chiaro, basta vederlo con attenzione per capire quanto non serva al vero tessuto del Paese che è fatto di aziende piccole, artigiane e con pochi dipendenti. Per quel 90% di sistema industriale ben altro sarebbe servito che il jobs act, ma Renzi dei piccoli se ne infischia visto che non hanno né potere contrattuale, né economico e fattuale.

Per lui parlare con i grandi fa molta scena, molto più bello darsi pacche sulle spalle con Marchionne piuttosto che con il “Brambilla” di provincia. Esaudita Confindustria, il Primo Ministro è passato alle banche, è andato da Draghi ha preso appunti, tornato in Italia ha parlato con i big di credito e finanza, si è segnato le necessità ed i bisogni per fare in modo che fossero disposti in tempi brevi e con larghezza. Da noi, senza le banche non si governa, ci vuole coraggio e fegato a sfidarle, meglio farsele amiche e riconoscenti, meglio far finta sui buchi di bilancio, sulle esposizioni, sui derivati e la tossicità delle speculazioni. Detto e fatto, guarda caso della valanga di miliardi offerta da Draghi per aiutare l’economia reale, il 95% si è fermato ai caveau degli istituti di credito, per essere investito a piacimento e risanare conti e bilanci malandati.

Anche il Quantitative Easing in corso servirà a questo, per assestare quel che resta di malmesso e sbilanciato nelle poste e nelle posizioni delle banche e delle assicurazioni. Alla gente, alle famiglie, ai commercianti, agli artigiani, alle piccole imprese non arriverà niente, se non le briciole in percentuale di una massa enorme di danaro. Chiuso il triangolo, il Premier poi si è dedicato al suo sport preferito, la passerella e il talk show, annunciando e dichiarando in ogni dove la sua grandezza, i suoi successi il suo risanamento del Paese. L’ha fatto a modo suo come sa fare, gli mancava l’alloro sulla testa e il Campidoglio alle spalle per sentirsi imperatore, insomma una sequela di arroganza, supponenza, sfottimenti, che uno statista vero, mai dovrebbe nemmeno pensare.

Eppure, tant’è e per finire c’era da passare al maquillage dei conti del Paese, a tappare i buchi, a sistemare qualche cifra negativa, per ottenere il visto dell’Europa, a questo punto Renzi ha pensato agli italiani, in fondo che c’è a fare tutta sta gente? Anche qui detto e fatto, dopo la Tasi, la tassa sui risparmi, l’Imu sui terreni, le addizionali, ha messo salvaguardie dappertutto, ha disposto che equitalia ci perseguitasse senza pietà, si è inventato il TFR in busta paga per incassare una Irpef maggiore ed il precompilato per farci imbestialire. Del resto a chi dare le polpette avvelenate se non agli italiani, a cosa servono se non a questo, magari per tenerli buoni si danno 80 euro ad un po’ di loro, a quelli che fanno più consenso e si va avanti a ridere e scherzare, magari a sciare e fare festa, con il Falcon di Stato e la famiglia. Una strategia perfetta, studiata a tavolino, per governare, porre e disporre, alla faccia di tutti e dei problemi. Peccato che l’Italia è imbestialita e la gente sta male e fa fatica, la ripresa di cui dicono è una fiammella che basta un sospiro per cessarla, con tutte le condizioni di favore che la congiuntura offre in questa fase, se Renzi avesse fatto bene per davvero sarebbe stato un falò ed anziché lo zero virgola qualchecosa saremmo in crescita del 2/3 %.

La verità è che siamo nel pantano, il debito aumenta e la spesa non diminuisce, i consumi piangono come le tasche dei contribuenti rapinati dalle tasse di ogni tipo, il mercato della casa è in crisi nera e l’Italia è diventata l’outlet del mondo, tutto in saldo, tutto in offerta pur di racimolare qualche soldo. Si vende per necessità, per sfiducia, per fare cassa, per chiudere baracca e burattini, siamo un Paese in pieno declino altro che chiacchiere e spavalderie, non c’è un progetto di ricostruzione né industriale, né sociale e meno che mai culturale. Viviamo nello scandalo costante, nella ruberia annunciata, nei titoli di appalti stratruccati, nelle indagini dell’ennesima schifezza, è una vergogna altro che svolta. Ci resta solo di pensare che il triangolo però non porta bene, evoca storie piuttosto opache, dalle bermuda ai foschi giri di amanti, una figura con punte acuminate che a toccarle si può finire male.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:49