Il problema non è oggi,   ma è domani

Tutto scontato e tutto ovvio, Matteo Renzi procede come vuole e probabilmente continuerà a farlo per tutta questa legislatura, del resto la frittata è stata fatta allora e adesso servono a poco strilli e sceneggiate per cambiare il corso delle cose. Che questo, poi, rappresenti la fotografia di una situazione kafkiana, di un Paese in mano ad un uomo solo, di una democrazia malata e azzoppata è chiaro ma non cambia niente. Persino il silenzio del Capo dello Stato era scontato, invocare un suo intervento sembra puerile, un esercizio della fantasia, Sergio Mattarella è tutto ed il suo contrario, si sapeva prima e lo si vede adesso. Inutile dunque tirare il Quirinale per la giacca, attaccarsi all’importanza di quel ruolo; l’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, la costituzione tra le sue pieghe offre mille opzioni di comportamento, si può essere presidenzialisti e interventisti oppure semplici notai, si può alzare la voce e farsi sentire oppure autorevolmente stare a guardare.

In tutti i casi, questo o quello, si rispetta la carta e le sue intenzioni restando dentro le possibili interpretazioni, l’abbiamo provato nel tempo; Sandro Pertini, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano ne rappresentano la plastica testimonianza, atteggiamenti diversi e definiti che pure in punta di diritto, al di là del dubbio e della critica, stavano sempre all’interno della decifrabilità costituzionale. Nella sostanza infatti, non è vero che il Presidente della Repubblica in Italia abbia poteri poco incisivi, sia lontano un mondo dal presidenzialismo, disponga della “moral suasion” e poco altro, insomma sia il contrario esatto del Presidente francese o di quello americano, è vero invece che quel ruolo a seconda dell’interpretazione può incidere di tanto o di poco. Sia come sia, il Presidente attuale, Sergio Mattarella, ha il suo stile che può piacere o meno, questo è chiaro, ma chiedergli di essere qualcosa d’altro è sbagliato e soprattutto inutile.

Certo che, con uno come Renzi, se ci fosse stato Giuliano Amato la vita si sarebbe complicata assai; il dottor sottile ha un carattere diverso, e lo sappiamo, e dunque sia lecito consentirci il dubbio che forse per questo la sua scelta è stata accantonata. Si lasci stare dunque il Quirinale, la situazione politica italiana soffre di colpe diverse e più lontane, di sbagli, arroganze e omissioni d’interessi poco chiari; di troppi inciuci che hanno portato Renzi a comandare, e siccome il soggetto è onnipotente tira dritto e se ne infischia anche del più elementare cosiddetto garbo parlamentare.

Dunque, guardiamo avanti e speriamo bene; per salvare la democrazia occorre che il centrodestra rifletta e si ricostruisca altrimenti le chiacchiere stanno a zero e il Governo di Renzi sarà infinito. Che poi di variabili determinanti ce ne siano per la sorte del Paese e della gente è evidente, concentrarsi sui giochi di palazzo dimenticando che cosa sia l’economia è una follia ed è proprio lì che la minaccia è accesa; lo stato dei conti, il debito e una ripresa che è molto poco visibile e fumosa. Per paradosso secondo noi, saranno proprio i conti e la situazione fallimentare del Paese a trascinare Renzi alla sconfitta, perché l’onnipotenza e la demagogia possono suggestionare il consenso ma non le cifre, su quelle non si scherza e Renzi lo sta facendo troppo e male.

Come se non bastasse c’è la Grecia, e qui il discorso sarebbe lungo ma per farla breve hanno deciso di farla saltare; una decisione studiata da tempo a tavolino, proprio da quelli che ipocritamente difendono l’Europa e l’euro. Sono proprio loro che hanno capito il limite dell’euro e della sua durata, per questo si sono preparati al cambio e alla sua uscita. Sarebbe bene che ci pensassimo pure noi se lo facessimo, e sul serio, non è detto che sarebbe un male totale e la fine di tutto, queste sono paure che ci incutono per tenerci buoni; la storia economica ci insegna che tutto ricomincia, anche dopo cadute dirompenti, la Germania stessa ne è una testimonianza.

Ci aspetta un’estate molto bollente, saranno mesi decisivi, chissà però che non sia la Grecia per davvero a salvare l’Europa e il futuro, piuttosto che i soloni del contrario.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:23