Al voto oggi,   non nel 2018

La spesa pubblica aumenta. Di giorno in giorno, ogni giorno. Non è mai salita così in alto come da quando si sono imposti, o meglio Napolitano ha imposto agli italiani tutti, i tre governi non eletti e illegittimi di sinistra. La spesa pubblica, mai rivista, resiste compressa da interessi sul debito e dalle pensioni. Non si è inciso su nessuna delle sue voci principali, con nessun taglio effettivo ed utile. La macchina della pubblica amministrazione, insomma, non cambia. Quella centrale si è espansa sempre di più sulle migliaia di sedi, e quella locale è tale e quale a prima, anzi si è amplificata. Tutti gli organi costituzionali italiani, dopo aver finto qualche limatura ai bilanci, sono e restano lontani da qualsivoglia standard internazionale.

Carlo Cottarelli (nella foto), il commissario alla spending review mandato velocemente a quel Paese, precisamente in America, ha denunciato nel suo libro come l’Italia in mano alla sinistra sia volutamente irriformabile. La realtà vera è che questi governi di sinistra, non a caso mai eletti, sono al potere proprio perché non cambi niente se non in aumento della spesa pubblica, sono lì per se stessi e a garanzia del proprio sistema. Si tratta cioè di un sistema che, dall’immigrazione alle cooperative fino ai politici e alle toghe comuniste, è tutto d’accordo per mantenere l’esistente - cioè i nostri soldi, pubblici - e accaparrarselo sempre di più, sempre per sé, a volontà.

Cosa sono infatti gli stipendi esosi dei parlamentari o i vitalizi, o altro se non una ruberia e un imbroglio agli italiani. Si guardi agli organi quali la Camera, il Senato, il Quirinale, le Corti, la Corte Costituzionale, il Csm, il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti, e il Cnel, solo nel 2013 costavano circa 2 miliardi e 700 milioni e negli ultimi due anni (2014-2015) la spesa è “rimasta sostanzialmente invariata”. Ma è invariata nel senso che costa doppia se non tripla rispetto agli altri paesi europei. La Camera e il Senato costano circa un miliardo, a fronte della House of Commons e della House of Lords per le quali i cittadini del Regno Unito spendono 675 milioni di euro; o il Parlamento tedesco che costa 670 milioni, cioè una cifra che è la metà al di sotto del costo di quello italiano, anche considerando le pensioni; in Francia 900 milioni. Confrontando cioè gli stipendi dei parlamentari in Europa, si vede chiaramente che, a fronte di una indennità dei parlamentari italiani di 10mila euro, quella francese è di 7mila, 8mila quella dei tedeschi e di 6.5mila euro quella dei britannici; al netto delle tasse, l’Italia è cioè sopra gli standard europei del 30 per cento e da noi ci sono, di numero, anche molti più parlamentari degli altri paesi europei. I costi del personale del Parlamento rappresentano la metà delle spese del bilancio. La retribuzione media lorda dei dipendenti della Camera è di circa 188mila euro, contro i 106mila di quelli di Banca d’Italia, che non è proprio il posto della retribuzione da miseria, anzi.

Dati i tempi di crisi, è necessario mettere in discussione lo scandalo dei vitalizi, e anche il sistema di calcolo contributivo per i deputati va rivisto, abbassandolo. C’è poi lo scandalo della Corte Costituzionale, che si prende qui in considerazione richiamandolo come comune a ogni istituzione; la Corte Costituzionale è finita sotto i riflettori per la sentenza che ha salvato la rivalutazione delle pensioni, che costa agli italiani 60 milioni. I costi di funzionamento sono stati lievemente rivisti, ma la Corte ha anche aumentato la propria spesa per pagare le proprie pensioni. L’amministrazione italiana non solo dunque non è mai stata rivista ma, ove lo si sia fatto, è aumentata. Paga Pantalone, cioè noi italiani. Che si ritrovano oggi al governo soggetti, gruppi di sinistra mai eletti da loro e che intendono rimanervi per continuare nel depredamento delle nostre tasche. Le pubbliche amministrazioni sono ben 10.200, solo i Comuni sono 8.100, i ministeri fanno aumentare il conto degli uffici pubblici di altre 10mila unità. A fine 2012 erano circa 5.700, cui si devono aggiungere quasi 3.900 sedi di enti vigilati dai ministeri, per un totale di oltre 9.600 sedi. Ogni ministero ha come minimo 100 uffici provinciali, che si moltiplicano spesso per ogni funzione. Ad esempio il ministero dell’Economia conta 103 commissioni tributarie provinciali, 102 comandi provinciali della Guardia di finanza, 97 uffici provinciali dell’Agenzia delle entrate e 93 Ragionerie territoriali dello Stato. Ciò comporta un costo esorbitante anche per gli affitti degli uffici pubblici che è di circa due miliardi l’anno.

Che vogliamo fare? Si va o non si va a votare? Solo soggetti eletti dagli italiani, oggi, e non nel 2018, potranno tagliare e riformare. Solo chi risponde agli italiani potrà farlo. E bisogna fare anche in fretta perché, come si è visto per l’Italicum, il sistema di sinistra, imbroglione e truffaldino (visto come Renzi rassicura De Luca su come trufferà le regole dello Stato?), toglie potere di voto agli italiani, fregandoli meglio.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:27