Europa liberale:   le regole e l’Islam

Papa Francesco oggi sarà a Lesbo a portare sostegno ai profughi. Con tutto il rispetto, vediamo quanti profughi deciderà di portarsi in Vaticano. Tra il dire e il fare, come si dice, c’è di mezzo il mare!

E non è folle né irrispettoso dire, come è stato detto, che andando avanti di questo passo saremo noi i profughi a casa nostra. E anche il caro Matteo Renzi, catapultato non eletto da nessun italiano al governo italiano, se stesse a distribuire giornali in Toscana con paparino pieno di buchi e debiti, non sarebbe anche lui tanto dell’idea di dovere accogliere i migranti a iosa come dice: “Rispetto agli altri Paesi accogliamo pochi migranti”, perché saprebbe, come sa, che in Italia non c’è lavoro né lui l’ha creato.

Per fortuna adesso l’Europa si sta svegliando sugli immigrati ed è in arrivo una stretta sull’Islam. In Germania, ovviamente, perché l’Italia di Renzi è solo ridicola, il fanalino di coda senza faccia e senza vergogna, non affidabile, non credibile e pertanto di cui diffidare. È cioè finalmente apparsa la proposta di legge per regolamentare gli imam e imporre il tedesco nelle moschee. Mentre dalla Francia è arrivato, chiaro e tondo, il “no” al velo. Chi professa la fede islamica dovrà rispettare le nuove regole. Il segretario generale del partito cristiano-sociale bavarese della Csu, Andreas Scheuer, ha proposto l’approvazione di un’apposita legge sull’Islam in Germania in cui sono contenute diverse disposizioni che regolamentano la fede islamica, quali, ad esempio, che nelle moschee bisogna parlare tedesco, che tutti gli imam devono essere formati in Germania e che è necessario bloccare i finanziamenti alle moschee o agli asili islamici tedeschi provenienti dall’estero, ad esempio dalla Turchia o dall’Arabia Saudita.

L’idea sacrosanta alla base del ragionamento è la necessità di confrontarsi in modo più approfondito e critico con l’Islam politico, in quanto è proprio esso ad ostacolare l’integrazione. È l’Europa liberale che deve “coltivare un proprio Islam”. L’Europa liberale non può certo, da una parte, lavorare ad una legge sull’integrazione e, dall’altra, ignorare cosa viene tuttora predicato nelle moschee. E anche dalla Francia arriva il cambiamento. Dal substrato pazzoide, dai film falso-buonisti che ha aperto la via e creato il terreno fertile che ha portato le bombe e le stragi, ad Hollande che ha finalmente avanzato la proposta di vietare il velo nelle università. “Bisogna farlo”, ha affermato Manuel Valls, con Hollande all’unisono: “Mi piacerebbe che fossimo capaci di dimostrare che l’Islam è fondamentalmente compatibile con la République, la democrazia, i nostri valori, l’eguaglianza tra uomini e donne. Sono convinto che sia possibile”.

Dunque Hollande si sta finalmente ponendo il problema della compatibilità tra Islam politico (che è religioso) e liberté egalité e fraternité. Il raccordo e la coesistenza possibile tra valori politici, culturali sociali e religiosi differenti, fondamentalmente e sostanzialmente diversi, è nelle regole. Che devono esistere, essere imposte e fatte rispettare a chi è accolto da chi le ha elaborate, cioè chi accoglie. Nessuno impedisce a nessuno di rimanersene dove è nato ed essere felice nel rispetto delle regole ivi vigenti. Se si cambia e ci si trasferisce, come si dice, Paese che vai, usanza che trovi. E, parafrasando, Paese che vai, regole – doveri e rispetto delle regole – che trovi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:50