Referendum e proverbi

Come al solito, in Italia, al termine di una consultazione elettorale non ci sono perdenti, hanno vinto tutti. In realtà chi ha sicuramente perso è quella parte del popolo italiano che, ancora una volta, ha preferito rifugiarsi nella comoda posizione dell’astensionismo evitando di doversi assumere la responsabilità di una scelta qualsiasi. A questi ultimi vorrei dedicare un proverbio italiano che calzerebbe a pennello il giorno in cui si dovesse verificare un, anche se limitato, disastro ambientale: “Chi è causa del suo male, pianga sé stesso”. Quanto poi a tutti coloro che, pur non sopportando più lo stile di Matteo Renzi e le sue ormai palesi aspirazioni egemoniche, non sono andati a votare, così come richiesto impunemente dal Presidente del Consiglio nonché segretario del Pd, non si può fare a meno di ricordare a futura memoria: “Chi pecora si fa, il lupo se la mangia”. Infine, sempre per le stesse ragioni, a chi critica questa classe dirigente ma supinamente ne accetta le decisioni, vale il detto: “Ognuno ha la classe dirigente che si merita!”.

Ecco alcune amare considerazioni per sottolineare come da noi ancora non esiste quella coscienza civile, quella cultura di sentirsi protagonista dello Stato e non suddito che per esempio in Francia emerge costantemente nelle manifestazioni, certo pacifiche, popolari con le quali si contestano, non solo nel Palazzo, le decisioni del Governo. Ho vissuto sul posto il referendum greco con il quale si doveva approvare o meno il piano Ue affidato a Tsipras per consentire la concessione di nuovi prestiti alla Grecia. Nell’Isola da me frequentata il si, anche se malvolentieri e per senso di responsabilità, prevaleva quasi unanime. Il risultato, invece, è stato un no plebiscitario. Alla mia domanda sulle ragioni di questo inaspettato cambiamento di voto, la risposta di tutti era: “Il Presidente della Commissione Europea Junker ha invitato ufficialmente il popolo greco a votare si. Noi greci non ci facciamo dettare come esprimere il voto e quindi ci siamo determinati per il no!”. Questa esperienza mi induce a parafrasare la storica frase “Italiani greci: una faccia, una razza” con un’ulteriore espressione: “due culture diverse”. Peccato.

 

(*) Membro Political Assembly PPE a Bruxelles

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:07